Annali d’ Italia? che fe de los Velez, e onoratiiììmo Viceré di quel Regno, quanto potè per aiutare il numerofo Popolo di Palermo. Ma il volgo, che non peíale cole, nè intende ragione, il pagava con fole maledizioni, per non aver quanto voleva. Però nel dì 20. di Maggio attruppatiiì circa dugento delia feccia d'eflo Popolo, andarono alla cafa del Pretore, caricandolo a gran voci d’ingiurie. EiTendo fconfigliatamente ufcita la famiglia, ed avendo cominciato a percuotere quella difarmata canaglia, traffe a quelle grida gran gente, e baitoni e coltelli fecero ritirar quei del Pretore. Furono accumulate legna e fafcine alla porta di quel Palazzo, il che fece rifolvere il Pretore, e alcuni Senatori a fuggir-fene per la porta di dietro. A fin di quetare la matta furia di coltolo, falrarono fuori i Padri Teatini, con promettere a tutti, che fi farebbe il pane più groflo. Ma non preftandofi loro fede , volarono al Palazzo del Viceré, chiedendo follievo. Dalla fineftra effo Marchefe de los Velez, e molti Nobili ufciti fuori, aíficurarono i tumultuanti, che s’era dato l’ordine per la loro foddisfazione, ed arrivata la notte parve dileguato quel nuvolo. Ma fulle tre ore della notte a cagion di molti, che nulla aveano da perdere, e molto fperavano di guadagnale nella rivolta, maggiormente s’aumentò il tumulto; furono rotte le carceri, e data la libertà circa a fettecento facinorofi; e dipoi s’ inviò l’infuriata plebe alla cafa del Duca della Montagna, Maeílro Kazionale del Patrimonio Reale per bruciarla. Colà bensì accorfero i Padri Ge/uiti, portando proceiììonalmente il Santiffimo Sacramento; ma non conofcendo allora il Popolo imbeftialito nè moderazion nè Religione, fi vide perduto il rifpetto ad effi Religiofi ( alcuni de’quali rimafero anche feriti ) e al Sacramento itelTo, convenendo loro di ritirarli in fretta. Iti alla Doganella, e a’luoghi dove fi rifcotevano i Dazj e le Gabelle , ne (tracciarono tutti i Libri e Regiltri. Fatto giorno, fi portò il fediziofo Popolo al Palazzo del Viceré, gridando : Fuora Gabelle ; ma ritrovatolo ben cullodito dalle Guardie , non ofarono di tentarne l’afialto. Intanto non pochi della Nobiltà , la qual tutta flette fempre fedele al Re, ufciti a cavallo fi itudiarono di calmare il fuoco , e induffero il Viceré a pubblicar un Editto , per cui fi levavano le Gabelle fopra la farina , carne, olio, vino, e formaggio, come le più gravofe al Popolo . E nè pur que- ilo ballò, temendo i Sollevati d’effere fotto quell’apparenza ingannati ; e però avvenutili in Don Francefco Ventimiglia Marchefe di Gie-race, perfonaggio amato da ognuno, il proclamarono per lor Signore e Capo. A quello iaafpettato e non voluto onore inorridì il Cavaliere, e configliato il Popolo a gridare: Viva il Re di Spagna, il • ap-