31 00 Annali r/ I t a l i a. Anno di Cristo mdcxlvìix. Indizione i. di Innocenzo X. Papa 5. di Ferdinando Ili. Imperadore 11. SUl fine dell’ Anno precedente il Duca di Guifa, non contento di far guerra in Napoli a gli Spagnuoli , pensò a conquiitar anche varie Città del Regno, e moffe in quante parti potè banditi e mil affetti al nome Spagnuolo, difpenfando a larga mano patenti ed Uiizj. Sopra tutto a lui premeva la Città d’Averla, troppo importante pel trafporto de’viveri. Era queita per ordine del Viceré divenuta Piazza d’armi de’Baroni Napoletani, commoffi alla difefa della Corona, fot-to il comando di Don Vincenzo Tuttavilla. Ma fra querti Nobili non mancavano di quelli, che mal (offerivano la dominazione Spagnuola . Con più di dieci mila armati andò a quella volta il Guifa , in divertì incontri ne riportò delle fpelazzate . Tuttavia avendo le fue genti occupata Nola ed Avellino, e effendofi ribellate le Provincie di Salerno e Basilicata, reilò Averfa in grave pericolo, perchè priva di foccorfo. Tanto innanzi crebbero quivi le anguflie , che que’Nobili di colà lì ritirarono a Capoa, lafciando la Città nella Vigilia dell’ Epifania in potere del Guifa, la cui gente tenne lor dietro, e mife il campo anche alla ileffa Capoa - L’acquiilo d’Averfa portò grande onore al Guifa, e fomma allegrezza a i Popolari, ed egli poi fece ogni sforzo per trarre nel fuo partito i Nobili, ma fenza poterli rimuovere dalla fedeltà ver-fo il Re di Spagna. Era intanto il Viceré Duca d’Arcos odiato a morte dal Popolo , e nè pure ben veduto dalla Nobiltà di Napoli. Ora facendo i più faggi Miniilri amatori della Patria delle legrete confulte, per trovare riparo alle prefentì piaghe, e tenendo anche intelligenza con Gennaro Annefe Capo del Popolo , che era col cuore alienato affatto dal Duca di Guifa: fu in fine creduto il mezzo più proprio, di giugnere alla fofpirata Pace, quello di rimuovere dal Governo effo Duca d’Arcos, e di fuilituire in effo prò interim Don Giovanni d'Au-Jlna, che tuttavia colla Flotta Spagnuola fi tratteneva in que’Mari. Il non aver egli reato alcuno preffo il Popolo, l’effe re Figlio del Re, e giovane affai amabile, e il poterli fperare, che quanto egli promettere , riporterebbe 1’ approvazione della Corte: animò ciafcuno a desiderar quella mutazione. Contuttoché il Cardinal Filamarino Arcivefco-vo foffe mirato con occhio bieco da gli Spagnuoli, perchè in quelli viluppi faceva la figura di neutrale , e manteneva buona corrifponden-za col Duca di Guifa e col popolo : pure fu interrogato del iue parere.