Anno M D C X X X. i[ 11 tanta Sventura della Patria fua. Succedette poi a tutti quelli affailini lo fleflo , che avvenne pel Sacco di Roma , perchè in breve perirono quali tutti o per Pelle, o per morti iubitane, nè di quelle rapine goderono punto i loro Eredi. Ma qu e ilo nulla Suffragò all’infelice Città, e al fuo territorio, che forfè in peggior fituazione reilò, perchè fpogliato d’abitatori, d’alberi, e di beiliame , colle cafe abbattute , o pure ridotte a nude mura, e que’ fertili/limi campi e giardini tutti incolti, divenuti una felva di fterpi e fpine . Rimafero da lì innanzi i miferi Mantovani efpoili alle continue angherie dell’Aldringher, che giunfe fino ad intimare ad un Popolo fpogliato di tutto una contribuzione di cento mila dobble : del che avverato l’Imperadore mandò ordini in contrario. Non fi può dire, che odiofità contro il nome dell’Imperadore e della Nazion Tedefca, fi diffondeffe per l’Italia a cagion della guerra, e del facco di quella infelice Città e territorio . Poco dopo la tragedia deplorabile di Mantova, defcritta da AleiTan-dro Zilioli, un’altra ne accadde in Piemonte. Carlo Emmanuele Duca di Savoia, circa il dì io. di Luglio, era paifato a Savigliano con tutte le forze fue, e de’Collegati, con animo di venire a battaglia co’Fran-zeli, che aveano occupato Saluzzo, o pur d’impedire i lor progreffi. Dicono, che fu prefo da gente inteflata de’pregiudizj del Paganefimo per cattivo augurio, 1’e ile re alquanti dì prima caduto un fulmine fo-pra 1’ Albero Maggiale, piantato avanti al Palazzo Ducale in Torino , coll’uccifione d’alcune guardie, e che in Savigliano pofate l’armi del Duca fopra un tavolino , cinque volte caddero in terra fenza effere toccate da alcuno. Quivi eifo Duca colpito da apopleifia, fra tre giorni pafsò all’altra vita nel dì 26. del Mele fuddetto in età di feiTanta otto anni, e quafi fette mefi. Comune opinione fu ch’egli foccombeffe a gli affanni in mirar dopo tante fatiche, fpefe , difegni, ed azioni fue, Ìier ingrandire i proprj Stati, andare a terminar tutto nella perdita del-a Savoia, e di Sufa , Pinerolo, e Saluzzo , porte dell’ Italia, divenuto per lui un infoffribil ceppo alla fua fignoria; e nella defolazion del Piemonte, lacerato e calpeilato allora tanto da’ Franzefi, che da’Spagnuo-li e Tedefchi; e finalmente nell’abbaiamento della fua riputazione, che per lui era la pupilla de gli occhi, odiato e delufo da’Franzefi , e mal corrifpoilo dagli Spagnuoli. Di quello Prin cipe fi truova una di-verfa pittura, lavorata a penna dalle paffioni, rapprefentandolo alcuni per Principe turbolento, ambiziofiifimo , incollante , infido , libidinoso , e Sanguinario , e che prefumeva troppo di sè ileffo in ogni occa-jfione. Ne gli ultimi periodi di fua vita, dicono , nulla meno aver e-gli meditato, che-d’invadere la Francia, e di cacciar Spagnuoli e Te-