88 Annali d' Italia: Resto’si amareggiato eiTo Duca Carlo Emmanuele contro la Corte di Francia, e maffimamente contro il Cardinale primo Miniilro, che per isfogare il conceputo implacabile fuo odio, non lafciò indietro arte veruna. Era cervello atto ad imbrogliar tutta l’Europa. Però non fu difficile il figurarli, ch’egli per mezzo dell’Abbate Scaglia Tuo ac-cortiffimo,Miniltro avelie prefo a fomentare i malcontenti di Francia, efibendo loro aiuti; e certo egli accolfe chi d’effi a lui ricorreva. Era-ìì in effetto manipolata una grave congiura contra del Favorito Ri-chelieu, al cui defpotifmo non lì fapeano accomodare i Grandi; e v’ebbe parte lo lteffo Gaflone Duca d’Orleans Fratello del Re. Ma più volte la telta fagaciffima del Richelieu folo, feppe far abortire tutti i lor difegni. Se veramente il Duca aveffe mano in que’viluppi, non ho io cannocchiale, che mel faccia difcernere. Fallito quelto colpo, fu creduto, che egli fi volgeffe a Carlo 1. Re della Gran Bretagna, per attizzarlo contro i Franzeli, e che moveffe trattati fegreti con gli U-gonotti, e col Duca di Lorena, acciocché tanto eflì dal canto loro, ch’egli dal fuo in un medefimo tempo attaccaffero un fiero incendio in Francia. Quel che è certo, quantunque fapeffe irritata forte contra di lui per le paffate cole la Corte di Spagna, pure ebbe maniera d’ introdurre colà un negoziato per riconciliarli, offerendoli pronto ad abbracciare il partito del Re Cattolico: al che trovò delle difpofizioni nel Conte Duca. Concepì in quelli medelìmi giorni effo Duca di Savoia l’idea d’intitolarli Re di Cipri: al che non gli mancavano buoni fondamenti; ma con trovare la Repubblica di Venezia armata d’oppoite pre-tenlioni e ragioni. Si può ben credere, che di fomigliante difputa non fi metteffe gran penliero la Porta Ottomana; la quale placidamente in danno della Criftianità feguita anche oggidì a goderli quel Regno, nè fembra inclinata a rilafciarlo ad alcuno de’pretendenti. Il dì ventinove d’Ottobre l’ultimo fu della vita di Ferdinando Gonzaga Duca di Mantova, e perchè non lafciò prole alcuna legittima, a lui fuccedette nel Ducato Vincenzo fuo Fratello, uomo perduto ne’piaceri, e che perciò andava fabbricando delle mine pregiudiciali al fuo vivere, come ita-remo poco a vedere. Di fopra accennammo, non avere Francefco Maria della Rovere Duca d'Urbino procreato fe non un Figlio, cioè Federigo Ubaldo, giovane diffoluto, prodigo, e di vita fregolata, fenza che nè i comandi del Padre, nè i configli della gente favia e pia il poteilero tenere in freno. Sul più bello de’fuoi follazzi e delle lue allegrezze, per effere ita-to pochi dì prima proclamato Duca, fu quelli una mattina trovato morto in letto fenza precedente alcuna infermità. Quello avvenne nell’ Anno