Annali d’ Italia. disfacendo egli del fuo per li debitori , attellò la fua gratitudine al Donator d’ogni bene. E perciocché il fanto Padre riconobbe sì felice fucceffo dall’interceffion della Vergine fantiffima , eiìendo fucce-dùta tal Vittoria, correndo 1’ Ottava della fua Natività , illituì dipoi la Fella del Nome di Maria in quella Ottava. Fu poi dal Re di Polonia inviato lo Stendardo maggiore de’Turchi alla Santità fua : lpedizione, che fruttò al Regio Segretario portator d’elTo ricchi regali del Papa , del Cardinal Francesco Barberino, e del Principe dì PaUJlrina. Coronarono T armi di Celare, comandate dal Duca di Lorena, la prefitte Campagna con una vittoria riportata contro i Turchi a Parcam, e coll" acquifto dell’importante Città di Strigoma nel dì 27. di Ottobre. Lo ilrepito di quelle gloriofe azioni talmente sgomentò i dianzi ribelli Un-gheri, leguaci del Conte Emerico Techelì, che buona parte di que’ Comitati inviarono a rendere ubbidienza al legittimo loro Augii ito Sovrano . Diede molto da difcorrere anzi da mormorare in quelli tempi, la condotta del Re Luigi XIV. il quale di dì in dì minacciava nuova guerra alla Spagna, inlìileva nelle precedenti pretenlioni, e ne sfoderava delle nuove ; ed oltre a ciò tenendo una potente Armata a i confini della Germania, tuttoché miraffe in tanto rifchio la Città di Vienna, e sì vicini i Turchi alla depreffion de’ Criiliani : pure non alzò un dito per dar foccorlo al pericolante Augullo. E non è già, ch’egli non l’efibiffe alla Dieta di Ratisbona, ma ne voleva effere ben pagato, con pretendere prima la ceffione di Lucemburgo. Disi generofa eluizione non vollero prevalerli i Minillri della Dieta , perchè il pagamento farebbe flato certo, e qual fine poteffe poi avere il lafciar entrare armato in Germania un Re sì potente, e sì vago di conquille, non appariva affai chiaro. Certamente non li potè levar di capo alla gente , ch’elio Monarca non aveffe, non dirò commolfa la Porta Ottomana contra di Cefare , ma defiderata la caduta di Vienna, affinchè il Corpo Germanico lì foiTe poi trovato in neceffità d’implorar la fua protezione ed alMenza , la qual forfè farebbe riufcita più pericolofa , che la guerra col Turco. Tali erano le Ipeculazioni de i Politici d’allora . Se ben fondatelo noi so. Sui. fine di Maggio in quell’ Anno tornò effo Re Crillianiiìimo ad inviare il Signor di Quene con una Flotta ad Algieri, per giil'gar quell’ infoiente Nazione, che nulla avea profittato della lezion precedente. Tal terrore, tal danno recarono a quella Città le Bombe, che i Barbari inviarono a chiedere Pace . Rifpofe loro il Comandante Franze-fe di non poterne parlare , fé prima non rellituivano tutti gli Schiavi Criiliani. Nei termine di quattro giorni ( era iliine di Giugno ) ne con-