Anno MDCLXXIY. di gaftighi e rigor:. Perchè un dì del Mefe di Agoilo furono dal Go-vernator chiamati a Palazzo tutti i Senatori, forfè e prel'e fuoco una voce, che fi volefie levar loro la vita; e brutto indizio certamente fu 1’ eiTere fiate chiufe le porte del Palazzo, appena vi furono erti entrati. Allora il Popolo tutto corfe all’armi, e traffe furiofamente al palazzo. Avvertito di quella follevazione il Governatore Doti Diego Sona, fece aprir le porte, e lafciò torto ufcire i Senatori illeli; ma querto non ballò, a calmare l’ammutinata gente, che fieramente cominciò a cercare gli Spagnuoli, e gli obbligò a ritirarli nelle quattro Fortezze della Città * ma fenza infuitare il Governatore, che non volle abbandonare il Palazzo, gridando eflì intanto: Viva il Redi Spagna. Informati pertanto di sì gran torbido il Marchefe di Baiona Viceré di Sicilia, e il Marchefe dì A fiorga Viceré di Napoli, non perderono tempo a fpedir gente e navi alla volta di Meffina, e a far Piazza d’armi a Me-lazzo, dando aflài a conofcere, che voleano colla forza fuffocare quel fuoco. Allora fu, che i Mefììnefì ruppero ogni mifura, s’impofleffaro-no di varj polli, e del Palazzo, e cominciarono le oililità fpezialmen-te contro la Fortezza di San Salvatore, porta alla bocca del Porto. Cacciarono anche di Città chiunque era tenuto per ben affetto a gli Spagnuoli. Intanto al Viceré Baiona giunfero cinque Galee di Malta, altrettante di Genova; e vennero da Napoli e dalle Città di Sicilia rinforzi di gente, co’quali cominciò egli a rtrignerc la Città coll’occupa-zion di varj liti. Ma ufciti i Melimeli con tal fierezza trattavano gli Spagnuoli, che quelli ad ogni lor comparfa battevano la ritirata. La propofizion fatta di un perdon generale ebbe poca fortuna, perchè venendo accompagnata dall’armi, non iftimò il Popolo di poterfene fidare, e maflimamente fapendo, di che tempra forte il genio Spagnuo-lo. Aveano già i Meffinefi , affai conofcenti, che le lor forze non avrebbero potuto reggere, fpedito a Roma Antonio Caffaro, a trattare col Duca dì E uà Ambafciator di Francia, con offerir la loro Città al Re Crirtianiflimo, ottenuta la quale, fi facea credere affai facile la con-quifta di tutta l’Ifola. Volarono Corrieri al Re Luigi, che corfe torto al buon mercato, ed ordinò, che il Commendator di Vaibella con fei Vafcelli da guerra portaffe viveri e munizioni a Meffina: che que-fto prefentemente era il fuo maggior biiogno. Arrivato, che fu colà il Vaibella, fu proclamato il Re di Francia per fuo Padrone dal Popolo, cantato il Te Deum, inalberati dapertutto gli Stendardi co i Gigli, ed affrettata 1’efpugnazione di San Salvatore, che in fine fu co-rtretto alla refa. Nuovo Viceré in querto mentre giunfe in Sicilia il Mar-