4 Annali d’ Italia. di un corpo di otto mila Soldati Italiani, de’quali dichiarò Capitan Generale Gianfrancefco Aldobrandino Suo Nipote. Sei mila Tedefcln vi mandò il Re di Spagna. A quella danza ancora accoderò in gran copia Nobili venturieri d’Italia. Sopra gli altri vi andò Vincenzo Duca di Mantova con una magnifica comitiva, il quale fu dichiarato Vicegerente del fuddetto Arciduca Generali/lìmo. Afcefe quell’efercito a ventitré mila pedoni, e quattro mila e cinquecento cavalli, che palliarono all’attedio di Caniffa, dove trovarono chi era difpofto a perdere la vita più tolto che cedere quella Fortezza. Si riduife quel prefidio fino a mangiare i cavalli, finché fopragiunto il Novembre con gravif-iìmi freddi, convenne levar l’afledio, e fare una ritirata, che parve più tofto una vergognosi fuga. Per tale Sventura buona parte de'Soldati I-taliani malconci Se ne tornarono in Italia, colla magra fcufa d’ effe re mancato di vita per malattia l’Aldobrandino loro Generale, la cui morte afflitte non poco il Pontefice fuo Zio. Fu poi la di lui memoria o-norata dal Senato e Popolo Romano con una Ifcrizione poita in Campidoglio . Non andò così,in altra p.me dell’Ungheria. Il Duca di Mercurio quivi Generale fpinfe le fue genti all’affedio d’Alba Regale, e a forza d’armi s’impadronì de’Borghi e della Città. Rifugiatili nel Cartel- lo i Turchi, poco v’ebbero di ripofo, perchè da lì a quattro giorni furiofàmente v’enrrarono i Crirtiani, e mifero a fil di Spada chiunque s’oppoSe, e pofcia a Sacco lé cafe. Non aveva il Duca più di otto mila Soldati, ed ecco comparire 1’efercito Turchefco di trenta mila per-fone , già difpolte per Soccorrere quella Città, che l’attorniarono con ifperanza di ricuperarla. Ufcì il valorofo Duca, e diede loro una rotta coll’acquifto di quattordici pezzi d’artiglieria. Non celiarono per quefto i Turchi di llrignere quella Città co i rinforzi venuti loro da varie parti; ma il Duca fempre vittoriofo in altre fuffeguenti azioni li coftrinfe in fine ad abbruciar gli alloggiamenti, e a ritirarli in fretta. Effendo ancora nell’ Anno prefente ufcito di Agria quel Bafsà con dieci mila Mufulmani, in vece d’impadronirli di Toccai, come era il fuo diléguo, ebbe una rotta da Ferrante Gonzaga Generale Cel'areo, e fu infeguito Sino alle porte d’Agria. Gravirtime moleltie e danni aveano patito ne gli anni addietro i Veneziani per le infolenze de gli Ufcochi, che tutti gente di mal affare, ed abitanti in quel di Segna, con effere divenuti Corfari nell’ Adriatico, infettavano e fpogliavano quanti Legni cadeano in loro mani. Ne avea fatto gravi doglianze col Senato Veneto lo Iteffo Gran Signore , giacché anche a i Sudditi Suoi iì ltendeva la rapacità di que’ Popoli; ed ancorché a reprimere la lor baldanza erto Sena-