Anno MDCLXXXIX. ,,, tefice con forum a pazienza fofferto anche ne gli anni addietro molti penofi incomodi di fanità, per cagion de'quali poco fi lafciava vedere in pubblico, fenza che quelli nuliadimeno gl’impediffero puntole applicazioni al buon governo. Nel mde d’Agcilo divennero sì violenti le febbri, che fi cominciò a perdere ogni fperanza di Tua falute. Reilarono vacanti dieci Cappelli Cardinalizj; per quanto fi fludiafTerò i Porporati e Palatini d’indurlo alla Promozione, adducendo anche apparenti motivi d’obbligazione per quello: egli flette faldo in rifer-bare al fuo Succeffore la fcelta de’fuggetti, giacché in quello ilato non fembrava a lui di godere quella ferenità di mente, che fi richiedeva, per provvedere la Chiefa di Dio di degni Miniflri. Senza aver potuto il Nipote Don Livio vedere per 50. giorni la faccia del languente Pontefice, finalmente fu ammeiTo. Non ne riportò, che faggi configli di feguitar le pedate de’fuoi Maggiori in follievo de’poverelli e de gl’infermi, di non mifchiariì ne gli affari della Chiefa, e molto meno nel futuro Conclave, acciocché reilaife una piena libertà a gli Elettori. Gli ordinò ancora d’impegnare cento mila Scudi per le Opere pie, feco-ndo la dichiarata fua mente, e il rimandò colla Benedizione Apollolica. Con ammirabil coilanza fra i dolori del corpo , e con fingolar divozione fpirò egli pofcia l’ Anima, in età di feflantotto anni, nel dì dodici d’Agallo, avendo corrifpoflo la fua morte fanta alla ricono-fciuta Santità della fua vita Apoilolica . Tali certamente furono le Virtù eie piiffime azioni di quello buon Pontefice , che unironfile voci ed acclamazioni di tutte le fpaflìonate perfone, e maiTimamente del Popolo Romano, per crederlo degno del facro culto su gli Altari. EiTendofi a quello fine formati col tempo i convenevoli Proceifi, giu-ila fperanza rimane di vederlo un dì maggiormente gloriofo in Terra, da che tanti motivi abbiamo di tenerlo più gloriofo in Cielo. Gran tempo era , che nella Cattedra di San Pietro non era feduto un Pontefice sì efente dal Nepotifmo, sì zelante della Difciplina Ec-clefiallica , sì premurofo della Giullizia e del bene della Criiliania-nità , nulla avendo egli mai cercato pel comodo proprio o de’fuoi, ma bensì impiegati i luoi penfieri in bene del.Criilianefimo, e le rendite della Chiefa in aiuto de’ PotentatiCriiliani contra de’Turchi, e in follievo ancora de’Popoli fuoi. Aveva un orrendo Tremuoto quafi fmantellata , ficcome accennammo, la Città fua di Benevento, sformate varie Città della Romagna, recati immenfi danni anche a Napoli » e ad altre Città di quel Regno. Sovvenne a tutti il mifericordiofo Padre con orofufione d’oro; ficcome ancora verfo de’PoverelIi non ven-