Anno MDCXLI. confra di lui in Roma, ed ufcirono citazioni ed altri atti giudiziali. Andò in furore Odoardo Farnefe, iìccome Frincipe di alte idee , e ripentito , prendendo tutti quelti atti, come affronti a lui fatti da i Nipoti del Papa, per voglia di fpogliar lui, ed arricchire sé ile/lì di quegli Stati. E perciocché egli era folito a mifurare, non dalle forze, ma dall animo fuo le cofe, Ipedì Delfino Angelieri con qualche prefidio a Ca-llro, che cominciò a far quivi delle fortificazioni. Fu ciò valutato in Roma, come un principio di ribellione -, e però poco flette ad ulcire un Monitorio coli’intimazion di tutte le pene fpiricuali e temporali, fe in termine di trenta giorni non fi demolivano le fortificazioni, e non fi sbandava il prelìdio . Pofcia fi flimò ben impiegato il danaro della Camera Apoflolica in fare con tutta fretta un armamento di fei mila fanti e cinquecento cavalli a Viterbo, e un bel preparamento d’artiglierie ed attrecci. Commefli da quello rumore e dalle doglianze del Duca di Parma il Senato Veneto, il Viceré di Napoli , i Miniflri del Re Cnjìianìjjimo, di Ferdinando 11. Gran Duca di Tofcana, e di Francesco /. Duca di Modena , fi diedero premurofamente a trattare di ag-giuflamento, e a proporre varj partiti, ma con avvederfi in fine, che quella Corte ad altro non tendeva , che a tirare in lungo l’affare, tanto che fpiraffero i trenta giorni, ed anche quindici altri, che per ini-fericordia fi ottennero. Passati in effetto quefli termini, il Marchefe Luigi Mattei Maflro di Campo Generale del Papa fi moffe da Viterbo colle milizie nel dì 27. di Settembre, e con poca fatica s’impadronì della Rocca di Mon-talto , e finalmente nel dì 13. di Ottobre anche di Caflro , con reflar dubbiofa la fede o il coraggio dell’ Angelieri, che si predo capitolò la refa. Quefli foli erano i due Luoghi forti di quel Ducato; però tutto il reflo venne in potere de’Papalini. Viè più allora fi affaccendarono i Principi fuddetti per trovar temperamento , con ifludiariì ciafcun d’ef- ii di fpegnere il nafeenre incendio. Mai Barberini, efultanti fra il plau-fo univerfal de’ Romani per tale acquiflo, ed animati maggiormente dal gran vantaggio del PofTeffo ottenuto , non proponevano le non condizioni, da lor conofciute tali, che non farebbono accettate. Intanto s’applicarono ad aumentar le loro foldatefche , e i prefidj delle Piazze , fpezialmente inviando gente a i confini del Bolognefe e Ferrarefe per ogni precauzione contro la Repubblica Veneta, e contro il Duca di Modena . E perciocché da gli Ecclefiailici , benché deflinati da Dio al Regno fpirituale , fi fa non minor fefla e tripudio per 1’ acquiflo de Reni temporali , di quel che facciano i Secolari , il Pontefice tutto giubilante per quello di Cailro e di Ronciglione, volle con una Prcmo-Tomo XI. L ziQfl \ \