Anno MDCXCVI. 3^ La gente maliziofa, che non credeva cotanto divoto quel Principe da icornodarlì per andar sì lontano ad implorar la protezion della Vergine, fi figurò più tolto, che focto il manto della Pietà fi fcopriffe un fegreto abboccamento con qualche perfona incognita intorno a’fuoi affari ( e quella fu, per quanto portò la fama, un Minillro Franzefe traveftito da Religiofo ) giacché fono talvolta ridotti i Principi a fomi-glianti ripieghi, per deludere i Miniltri elteri, che vanno fpiando ogni menomo loro andamento e parola nelle Corti. Spedì ancora in quell’ Anno il Pontefice le fue Galee, unite a quelle di Malta in foccorio de’ Veneziani; e <ùl principio di Maggio, al difpetto de’Medici, volle portarli a Cività Vecchia, per vifitar quel Caltello, quegli Acquedotti, e le fabbriche ivi fatte, giacché gli flava fitto in capo il penderò di fare di effa Città un Porto Franco , libero ad ogni Nazione, fuorché a i Turchi. Per varie ragioni, e per le fegrete mene del Gran Duca di Tofcana, riufcì poi vano un sì fatto difegno. Quanto a i Veneziani , perchè itava loro fui cuore la Fortezza di Dolcigno, fituata in Albania, fopra una rupe inacceliibile, iìccome infame nido di Corfa-ri infettatori deli’ Adriatico, ne fu da effi rifoluto l'attedio. Per quanto operaffero i Crilliani con varj affalti, con alquante mine, e con rif-pignere due volte i foccorfi inviati da i Turchi, a nulla fervirono i loro sforzi, e però convenne ritirarli. Andò intanto il Capitan Generale Molino colla fua Flotta in traccia dell’Ottomana, condotta dal Mezzomorto Capitan Bafsà ed Ammiraglio. Nel dì nove d’Agofto furono a vifta le due nemiche Armate, e già la Veneta s’era tutta niella in ordinanza per venire a battaglia, quando fi fcoprì non accordarli a quello giuoco l’aftuto Mezzomorto, al quale non maucò mai l’arte di tenere a bada i Criftiani, e di fempre sfuggire il combattimento. Così lenza alcun vantaggio, e infieme fenza danno alcuno, fe la paffarono i Veneziani in Levante per tutto queft’Anno; ma con gravi lamenti di quel Senato , veggendo inutilmente impiegati tanti convogli e tefori in quelle parti. Comincio’in quelli tempi a fare rifonar il fuo nome Pietro Alef-fìovìf{ Czaro della Ruffia, che divenne poi col tempo incomparabil Eroe, con aver tolto a i Turchi fui Tanai l’importante Città e Fortezza di Afac, o fia Afof. Propofe quel Principe con gran calore di entrare in Lega con Celare e co i Veneziani a’danni del comune nemico, e in fatti ne furono inabiliti i Capitoli in Vienna. Non diilìmile dalla fortuna de’Veneti fu quella de gl’imperiali in Ungheria nell’Anno preterite. Si portò alla forte Cefarea Armata di nuovo l’Eletior di Sajfoma col titolo di fupremo Comandante; la direzion nondimeno delle militati