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Annali d’ Italia;
quefto accordo i Veneziani e il Gran Duca, al veder chiulì i pafl! da lì innanzi a i foccorli della Francia; e fu detto, che eiìbirono grolle fomme di danaro, per disfare il già fatto. Ma il Re, che voleva o-ramai ripofare, e goder le delizie del fuo Regno, non ne volle fentir parlare. Ed all’incontro il Duca, tuttoché declamaflè contro di una Pace comperata sì caro, pure ebbe di che confolarlì, per aver cacciati di là da i monti i Franzeiì, i quali in tanta vicinanza di Saluzzo non gli lafciavano mai godere, per così dire, un’ ora di tranquillità ne’fuoi Stati d’Italia. A lui pareva fempre di udire il tamburo di Carmagnola, Fortezza di quel Marchefato, troppo vicina a Torino.
   Non oilante la Pace fuddetta, parve {frano a i Principi d’Italia, e fpezialmente alla Repubblica Veneta, che nè il Duca Carlo Err.manue-le difarmaiTe , e molto meno lo facefle Don Pietro Enriquez Conte di Fuentes, Governator di Milano, il quale anzi ogni dì più facea mafia di gente in quello Stato, credendoti, che afcendeffe quell’Armata a trenta mila combattenti, cioè a quattro mila Svizzeri, otto mila Te-defchi, altrettanti tra Napoletani e Spagnuoli, fei mila Lombardi, due mila cavalli leggieri, oltre a gli uomini d’arme, con gran prepalamento di artiglierie, munizioni, e carriaggi. EiTendo in concetto il Conte di Fuentes d-i cervello torbido ed inquieto, nacque gelofia in tutti i confinanti; e perciò i Veneziani fra gli altri fecero uno non lieve armamento in Terra ferma, e un preparamento di molte Galee. Ma
o	ila, che fventaire in Francia la mina fabbricata dal Conte contro Marlìlia con intelligenza del Duca di Savoia, o che per l’imprefa d’ Algieri, e per dar foccorli all’lmperadcre in Ungheria, e all’Arciduca in Fiandra, fi foffe raunato quell’ efercito : continuò dipoi la quiete in Italia. Furono inviati in Ungheria 1 fanti Tedefchi, e fpedito in Fiandra un terzo, o iìa Reggimento di Spagnuoli, con altri tre d'italiani. Quanto ad Algieri, di cui poco la dicemmo una parola, un certo Capitan RoiTo Franzefe, ben pratico di quella Città, nido nefando di Corfari nemici del nome Criltiano, dipinfe a Gianandrea Doria, Generale della fquadra Reale di Genova, così facile il Sorprenderla ne’ Meli più caldi, che gli fece nafcer voglia di sì bella imprefa. Mandato lo llelTo Rolli alla Corte del Re Cattolico, ebbe dipoi il Doria ordine di accudirvi, e furono Spediti ordini a Napoli, Sicilia, e Malta, perchè tutti allelliflero i lor Legni, fenza Saperli per dove; e il Conte di Fuentes inviò molta fanteria a i lidi di Genova per imbarcarla. A Maiorica nel dì 19. d’Agollo fu fatta la raiTegna, e lì trovarono Galee fettantuna, fra le quali ancor quelle di Spagna, del Papa, di Genova, di Tofcana, e del Duca di Savoia. Il numero de’Soldati
pafla-