i74 Annali d’ Italia. i Nipoti, e defiderò Tempre la Pace, richiedendo {blamente dal Duca Farnefe le umiliazioni dovute alla fua Sovranità: laddove i Nipoti altro non ambivano che guerra, e guadavano tutte le tele ordite per la concordia. Se queilo poi poffa ballare a giuftificar prefio Dio un Pontefice, il quale in vece di valerli del contiglio di tanti faggi Porporati, de’ quali fempre abbonda il facro Collegio, lì abbandoni in braccio a i Nipoti, gravidi bene fpeflb d’umane paffioni: alla tenuità della mia teila non li conviene il deciderlo. Ma del Pontefice Urbano Vili, andava Tempre più declinando all* occaTo la Tanità, e poco potè goder egli della contentezza di aver redimita a i Tuoi Popoli la quiete. Fu Tcritto da altri, che in vece di allegrezza egli provò de’fieri tormini per tanti difpendj della Camera A-poftolica , per tanti gemiti, e maledizioni de’ Popoli, e per l’efito della guerra, in cui reltava intaccata non poco la Tua riputazione; e che quello crepacuore influiffe a rendergli disgultoTo il Topravivere. Comunque fi a, nel dì 29. di Luglio, dopo ventun’anno di Pontificato, egli rerminò i Tuoi giorni, rellando perenne memoria del Tuo vi-vaciffimo Tpirito, del Tuo amore alla giuilizia, della Tua Letteratura, e dell’averla fatta fiorire in Roma a’ Tuoi tempi, ficcome ancora delle tante fabbriche fue per ornamento e per difefa della lleiTa Roma, e d’altri Luoghi dello Stato Pontifizio. Ma ficcome del troppo lungo Tuo Pontificato era annoiata la gente, e le tante gabelle impolte per la guerra voluta da’ fuoi Nipoti, e il genio baldanzofo ed imperante de’medefitni, congiunto coll’aver adunate tante ricchezze , aflorben-do effi tutto fenza farne parte a gli altri, aveano dato un potente im-pulfo all’invidia e alla malevolenza: così appena fpirato il Papa, fioccarono le Pafquinate, e vi fu pericolo di fedizione nel Popolo, e fuorché le poche creature de’Barberini, ognuno fi facea lecito di declamare contra di loro. Gran premura aveano i due Cardinali Barberini Francefco ed Antonio, e grandi maneggi fecero, perchè cadeffero le chiavi di San Pietro in perfona creatura dello Zio, e ben affetta alla lor Cafa. Ma perchè il primo era capo della fazion Barberina, e 1’altro de’Franzefi, ficcome Protettor di quella Corona, nè pur effi andavano d’accordo nelle lor pretenfionì e mite, e vennero anche un dì alle btufche fra loro. Tanti hanno fcritto , e con tanta diverfità, anzi contrarietà di quello conclave, che non fi sa cola credere; nè all’ aflùnto mio è permeilo d’indagare i cupi nascondigli di que’maneggi, dove non dovrebbe avere, e pure ha tanta mano l’umana Politica, la qual nondimeno confufa sì fovente fi trova dalla fuprema difpofizio-ne di Dio in bene della fua Chiefa, riufcendo Papa, chi non lì ere-dea, 0 men fi volea . A me