\ Anno MDCXXXV. M5 altro non fece per quetar il rumore de gli Spagnuoli, che d’inviare al Duca il Vicelegato di Bologna per intimargli di defiftere dall’armi , e per minacciarlo , fe non ubbidiva. Si fecero ben fentire per quello i Franzefi, e il Papa non pafsò oltre. Bollivano intanto diiìen-lioni fra la Corte Pontifizia e la Repubblica Veneta a cagion de’confini del Ferrarel'e, e per altrebrighe. Mentre i Miniilri di Francia e-rano dietro a maneggiar l’aggiultamento, per coniìglio del Contelo-ri fece il fanto Padre mutare nella Sala Regia del Vaticano un elogio de’Veneti per la Pace feguita in Venezia fra Papa Aleffandro III. e Federigo 1. Imperadore. Se ne chiamò tanto offefo il Senato Veneto, che interruppe ogni pubblico commerzio con quella Corte, fenza che la fua faviezza paffaffe a più fonori rifentimenti. Anno di Cristo mdcxxxvi. Indizione iv. di Urbano VIII. Papa 14. di Ferdinando II. Imperadore 18. DOpo avere il Duca di Parma Odoardo avuto il coraggio di cimentarli colla Potenza Spagnuola, fondato fu Ile luiinghiere promette della Francia, che sa valerli fovente de i minori * non giù per loro vantaggio, ma per farli fervire al proprio: fi vide ridotto in gravi affanni pel timore di provar in breve gli effetti dell'ira e vendetta di chi certo l’avea giurata contra di lui. Sul fine dunque del Genna- io fi portò per le polle a Parigi ad implorar poderofi aiuti per la propria difefa. Di onori e di carezze n’ebbe, quanto mai potea desiderare; di magnifiche promeffe fece ancora una copiofa raccolta; ma quelle poi ne’fatti fi riduflero a poco. Circa la metà di Marzo fe ne tornò egli accompagnato da molti nobili Franzefi, ma non già da verun Reggimento o Squadrone, in Piemonte, con trovare invafi i fuoi Stati da Francefco 1. Duca di Modena. Allorché il Marchefe Vdia. fui fine del precedente Anno, o fui principio del preferite, occupò Cailelnuovo del Reggiano, e vi fece piazza d’armi, non contento di ciò, volle anche rallegrar le fue Truppe, con permettere loro di bottinar full’altre Ville di quelle contrade, valendoli di quegli empj privilegi, che la Forza pretende fulla Ragione. Il Duca di Modena fin-quì aveva attefo a mantener la quiete nel fuo paefe, immaginando di non dover ricevere infulti dalla parte del Duca di Savoia iuo Cugino, rè da quella del Duca di Parma fuo Cognato. Ora commoffo dall’in-folenza del Villa, raunò toilo cinque mila fanti e mille cavalli, ed ot- I ^ tenne