244 Annali d’ Italia; irtimò bene Don Mario di far altro maggior tentativo ; ma perchè fi mirava un gran bollore d’animi , lì barricarono le ftrade , e lì pofe-ro corpi di guardia ne’porti occorrenti. Interporteli l’Ambafciator di Venezia trovò troppe durezze ne’ dominanti Cingi , e intanto da Napoli, dalla Tofcana, e da Modena andarono fopravenendo Uhziali e foldati per artìrtere al Cardinal d’ Erte -, laonde lì flava con batticuore in Roma per fofpetto, che fcoppiaiTe qualche gran baruffa , a cui te-neffe dietro il Taccheggio della Città. Non era il buon Pontefice informato fe non di quello, che il Fratello e i Nipoti gli voleano far i'apere . Ma illuminato in fine dal Cardinale Pio del vero fiftema di quello imbroglio, ordinò torto al manierofo Cardinale Francesco Barberino , che vi rimediaffe. Onorevol accordo fu fatto, e tornò poi tutta Roma alla quiete primiera, fe non che reftarono certe amarezze e fermenti fra le Corti di Roma e di Francia che col tempo proruppero in maggiori fconcerti. Si fperavano in quert’Anno progredì e felicità dell’armi Crirtiane in Levante, giacché il Cardinal Malanno aveva indotto il Re Criftia-niffimo a fpedire in aiuto de’Veneziani un corpo di quattro mila 'fanti. Peniava quello Porporato di piantar in Francia un ramo della nobilif-iìma Cafa d’Efte, con dare in Moglie al Principe Almerigo Ellenfe, Fratello del Duca Alfonfo IV. Ortenlìa Mancini fua Nipote, e crear* lo erede de’fuoi beni e del fuo Cognome: fortuna, che poi toccò a Carlo Armando Duca della Migliarè . Ma affinchè quello giovine Principe, che già avea fotto il Duca Francefco 1. fuo padre fatto il noviziato della guerra, maggiormente iì perfezionafle in quell’arte, il de-ftinò per Generale delle milizie Franzefi, inviate in foccorfo di Candia, dandogli per Luogotenente il Signore di Bas. Andò il Principe Almerigo, sbarcò le fue genti alla Suda, con prendere alcuni Fortini, ed unito co’Veneziani s’accoftò alla Canea, per farne l’artedio. Nacquero torto diffenlìoni fra il fuddetto Bas, e il Gremonville Sergente Generale Franzefe de’Veneziani. Da Candia nuova accorfero alla di-fefa della Canea i Turchi: il che fece cangiar fentimento all’efercito di lafciar quella Città, e di portarli fotto Candia nuova rimafta fguer-nita. Erano giunti colà, ed aveano già prefo un Borgo con alcuni pez-ai d’artiglieria, quando i foldati fi diedero difordinatamente a rubare. Ma ecco fortire da Candia nuova una trentina di cavalli Turchi con urli, che mifero un panico timore nell’Armata Gallo-Veneta, che niu-no pensò più, fe non a menare le gambe . Ufcito allora tutto il pre-fidio Turchefco gl’incalzò, e non finì la faccenda, che tra morti e feriti reftarono fui campo da mille e cinquecento perfone, e il rerto con