Anno MDCXXV. gì fe fiatò coftretto a tener gli occhi aperti ad un maggior temporale, che lcoppiò contro i Genovefì. Era riufcito, liccome dicemmo, a Car- lo tmmanuele Duca di Savoia d’ubbriacare i Franzefì colla da luirap-prefentara agevoliilima conquilla di Genova , rapprefentando quella Città tanto illuflre e ricchiffima oramai invecchiata nell’ozio, infiacchita nelle delizie, {provveduta di fortificazioni moderne, e di foldatel-che, con fupporre ancora a i medefìmi,e non lenza ragione, di tener buone intelligenze con alcuni malcontenti nel cuore della medeiìma Città. Perciò, come fe aveffero in pugno la preda, con alcune Capitolazioni la fpartirono fra loro* anzi fecero i conti fin d’allora fullo Stato di Milano, fui Monferrato, fulla Corfìca, formando varj patti di divifìone: che di tali magnifiche idee era mirabilmente fornito l’animo grande d’eflò Duca. Avea la Corte di Francia a queflo fine fatto un Trattato con gli Ollandefi, che s’impegnarono d’inviare venti grofli Vafcelli ben corredati in rinforzo dell’armi di Savoia. Le Galee ancora e i Galeoni di Francia, benché folamente i filili, e fenza inaberar-vi lo flendardo Reale, doveano fervire al Duca; e il Conteflalbile di Lesdiguieres come aufiliario afììftergli con grofTo nerbo di gente, pretendendo con ciò di non far guerra dichiarata: tele di ragno, colle quali vanno anche oggidì i Principi del Mondo coprendo gli ambiziofi loro dilegui. Non concorfero i Veneziani Collegati in quella diveriìone, anzi pofitivamente la riprovarono ; e fe pure li volea far guerra, la desideravano contro lo Stato di Milano: cotanto li trovavano ora mal foddisfatti delle due potenti Cafe d’Aullria. Fatta dunque nel dì 4. di Marzo in A ili la rafTegna generale delle truppe Franzefì e Savoiarde, (ì trovò afcendere quell’ Armata a ventiquattro mila fanti e tre mila cavalli con buon treno di artiglieria. A sì feroce infulto poco fi trovavano preparati i Genovefì, perchè niun giuflo motivo nè dalla Francia, nè da quella di Savoia appariva di muoverti alla loro rovina: fenza riflettere, che a i Conquiflatori non mancano mai pretefli per far guerra a i vicini; e che fé un confinante s’arma, s’ha fempre a temere. E quantunque forgeifero fofpetti, che contra di loro ti difponeffe la danza, pure non voleano prellar fede a chi gli aflìcurava della trama ordita; e però lentamente procederono ad armarli, e a raunar genti, viveri , e danari per una gagliarda refillenza ; finché veduto vicino il nembo, lì fvegliarono. Allora fu, che fi diedero a tempeilare il Duca di Feria in Milano, e il Re Cattolico Filippo IV. per poderofì a-iuti, facendo con facilità conofcere, quanto comune fofTe la caulà. Perduta Genova, era perduto lo Stato di Milano. Parimente fecero illative a i lor corrifpondenti di Spagna, per foccorfo di pecunia, e quelli Tomo XI. F noti