308 Annali d’ Italia. Mefe con alquante centinaia di bombe, che non poco danno cagio* nstono in quel Popolo, non avendo etto con tutta la furia e copia delle fue artiglierie potuto impedir que’.difguttofi faluti. Ma perchè il mare ingrofsò, non potè quel Generale far di più, e riferbò all’Anno feguente il retto del gaftigo. pERCHE’poi continuava lo zelante Papa 1 nuocendo XI. a non voler accordare al Re Criftianiffimo l’ettenfione deila R.egalìa, quefti già avvezzo a rifolutamente volere tutto quanto era di fua volontà ed in-tereife, fece rapinar nell’Anno prefente PAflemblea di que’Vefcovi, che più de gli altri erano difpoiti a fecondare i fuoi voleri, e colla loro autorità regolò effa Regalia per l’avvenire, lenza far più cafo delle vive preghiere 5 e foni doglianze del Pontefice. Nè qui fi fermò lo ipirito di difpetto e di vendetta, che avea prefo luogo nel cuore di quel Monarca; imperciocché fece accettare e pubblicar da effo Clero nel di 23. di Marzo quattro Propofizioni, che crudelmente ferivano i diritti e privilegi della Santa Sede, molto prima diffeminate da i Sorbonifti fotto lo fpeciofo titolo di Libertà della Chiefa Gallicana. Cioè, che il Romano Pontefice non ha autorità diretta o indiretta fo-pra il temporale de’Principi, nè può deporre eflì Sovrani, nè attol-vere dal giuramento di fedeltà i lor Sudditi. Che i Concilj Generali fono fuperiori ad etto Pontefice. Che l'autorità de i Decreti della Sede Apottolica, fpettanti alla Difciplina, riceve la fua forza dal confen-fo dell’altre Chiefe. E che nelle Quiftioni di Fede non fono infallibili le Temenze della Santa Sede, e folamente tali divengono, quando vi concorre ì’approvazion delia Chiefa. Se così ardite Propofizioni difpiacefiero al Sommo Pontefice, e a tutta la Corte di Roma, non occorre, che io lo dica. Fu incitato più volte il fanto Padre ne’tem-pi fuffeguenti a condennarle ; ma egli non vi fi lafciò mai indurre , affinchè non credette la Nazion Franzefe, che egli più avefie aicolta-ta la Paflione che la Giuftizia in sì fatta condanna. Però ne lafciò la cura a i fuoi SuccefTori. Furono folamente da var) dotti Scrittori confutate quelle Opinioni, e quefta battaglia s’è rinovata anche ne gli ultimi noftri tempi. Fu in pericolo l’Italia nell’Anno prefente del flagello della Pette , che dopo efTere fiata a Vienna, in Boemia, ed in altri Luoghi della Germania, era giunta fino a Gorizia, e ad altri confini dello Stato Veneto. Tale nondimeno fu la folita vigilanza di quella provvida Repubblica, che non potè fare ulteriore progrello quetto fiero malore. Maggiore apprenfione intanto s’ebbe, per li gran preparamenti d’armi e di gente, che facea k Porta Ottomana per terra, e per mare. L'ImperacLore Leopoldo, perchè più minacciato ae gli altri, fi diede anch’egli a far gente, ed altre provvifioni, ma colla len- tez-