35o Annali d’ Italia. allora fpaeciavano per una Semplice velleità quefta invenzione del Papa, anzi fi afpettavano ogni dì, che anch’egli a guifa d'Alejandro VII. ioccorobeffe in fine alla tentazione, e lafciafle comparir trionfanti su i Sette Colli i fuoi Nipoti. Ma era troppo ben radicato il vero Paftorale e Principefco zelo in quefto infigne Vicario di Cri«fto; e però dopo aver ben prefe le fue mifure, e fatta fottofcrivere da tutti i Cardinali la Bolla, con cui fi vietava da lì innanzi-ogni ecceffo in favor de’Nipoti Pontifizj, la pubblicò nel dì 28. di Giugno dell’Anno prefente, con obbligar tutti i Porporati prefenti e futuri all’efecuzione d’effa, e a ratificarla con giuramento ne’Conclavi, ed ogni eletto Pontefice a giurarla di nuovo. Di confenfo ancora, o pure d’ordine d’ efio fanto Padre , fu impiegata la felice penna di Celejìmo Sfondrati Abbate di San Gallo, che poi venne promolib alla facra Porpora, in efporre i mali effetti del Nepotifmo : il che egli animofamente efeguì con teffere la ferie di tutti que’Papi, che non s’erano guardati dall’ ecceffivo e fregolato affetto verfo del proprio Sangue; tutte a mio credere incontraftabili giuftificazioni della libertà , che ho giudicato comperere anche a me, per non tacere in quefti Annali un clifordine, che mai più da lì innanzi non ha conofciuto nè deplorato la Santa Sede, e chiunque lei ama e riverifce. Per quefta nobil rifoluzione non ü può dire, quanto plaufo, e credito fi acquiftaffe il Pontefice Inno-' celilo XI1. preffo i Cattolici tutti, e fin preffo i Preteftanti medefimi. Venne in queft’Anno a Roma , a Venezia , a Genova, e a gli altri Principi d’Italia fpedito dal Re Criftianiffii?io il Conte di Rabenac, con commiflìone di follecitare ognuno ad unirfi contro l’Imperadore , ch’egli rapprefentava, come oppreffore dell’Italia colle fmifurate contribuzioni, e co i gravefi quartieri, de’quali abbiam favellato. Ma ebbe un bel dire; grande impegno era la tuttavia ardente guerra col Turco; troppo gagliarde in quelle parti le forze Cefaree; e però altro non riportò , che ringraziamenti a i fuoi generofi configli. Non Iafciarono il Papa e i Maltefi di fpedire anche per la prefente campagna le Squadre delle lor Galee in rinforzo de’Veneziani. Deiìderofi quefti di qualche fegnalata imprefa , andarono ali’affedio della Canea , Città forte dell’Ifola di Candia , e nel dì 17. di Luglio , fatto lo sbarco , diedero principio alle offefe , e il Capitan Generale Domenico Mocenìgo prefe le migliori diipofizioni, per effettuare il difegno . Ciò non oftante sì vigorofe furono le fortite de’Turchi, sì oftinata la difefa, sì fortunati i foccorfi inviati dal Sarafchiere aU’aiTediata Città, che dopo molto Spargimento di fangue , convenne levare l’affedio; e tanto più perchè il Sarafchiere, avendo paffato lo Stretto , minacciava la Morea. Fu in fat-