XII » nezia, il Gran Duca di Tofcana, e ’1 Duca di Modena molto fi a-» doperarono, fino a far lega difenfiva a favor del Farnefe, altro non »diciamo noi, fe non che fino ah’anno 1644. durò quella guerra, » metta in ridicolo dall’Annalifta, e forfè nona torto. Fu finalmente »> conchiufa la pace in Venezia, ed ognuno riebbe il fuo con poca »»gloria de’Barberini dopo sì gravi fpefe della Camera: cofa , che a » parere d’alcuni afflitte tanto il Papa già decrepito , che indi a poco »»cioè a’29. Luglio terminò la vita mortale, ed ebbe per Succeffore »il Card. Giam Battifta Panfilj Romano, col nome d’Innocenzo X. »il quale non fecondò da principio ilgenio de’malaffetti a’Barberini: »e quando volle farlo l’anno 1645. privando il Card. Antonio del » Camerlingato, e d’altre cariche, perchè s’era fegretamente ritirato » in Francia, trovò impegnata la Regina Anna d’Auftria, Reggente » del giovinetto Re Lodovico XIV. a petizione del Mazzarino, già » divenuto l’arbitro della Francia . Cola , che giunfe affai nuova, per » la precedente avverlione di quella Corte al Barberini, il quale im-» pegnata prima la Francia ad efcludere il Panfilj, dopo concorfe, af-» finché fotte eletto, unitamente con Sanciamon Ambafciator di Fran-»ciaj che però 1’Ambafciatore era lèato richiamato, ed egli fpoglia-» to del Brevetto di Protettore della Corona, che l’ottenne poi il »Card. Rinaldo d’Efte, il quale foftenne l’onor della Francia nell’ »impegno coll’Almirante di Cartiglia Ambafciator di Spagna l’anno » 1646. ( era però formalità anche quella ) . » Influì non poco a reftituir la grazia a’Barberini l’avere invafo l’ar-» mata Navale di Francia con Portolungone, anche Piombino, che » era del Principe Lodovifio nipote del Papa. Onde per buon princi-» pio fi pol'e fine a’procellì, e per foddisfazione del Papa, i Barberi-» ni ( che anche il Card. Francefco, e Don Taddeo co’figli eranfi fe-» gretamente ritirati in Francia ) pattarono per qualche tempo ad A-»vignone. Epiloga l’Annalifta all’anno 1647. ^ue celebri folleva-» zioni in Sicilia, e Napoli. La prima fu più terribile, e più nociva »per l’infolenza popolare, che diè libertà a tutti i facinorofi carce-» rati in Palermo, e bruciò i libri del pubblico, obbligando il Viceré » D. Pietro Fajardo de los Velez a rifugiarli a Caltellamare colla Vi-» ceregina , ove morì d’angurtia di animo, vedendo difapprovata in »Spagna la fua condotta, benché aveffe fatto il pottibile, per ripara-» re alla careftia , unica caufa della follevazione, ufando anche il ri-» gore a tempo, e tutto ciò adoprando, che in cali fimili a favio e » prudente Miniliro fi conviene. Il Card. Teodoro Trivulzio, perfona »di gran mente e prudenza, rellituì la pace in tutta la Sicilia. Una » gabella pofta fulle frutta cagionò la l'edizione di Napoli, di cui fu j » capo