Della lingua albanese e della sua letteratura, ecc. 117 stato stampato, o ristampato a Grottaferrata, ad onta dei molti difetti che presenta, anche per l’uso esagerato che vi si fa di voci greche, non sempre necessarie, è importante per la storia della lingua albanese, ed in particolare del dialetto di Piana, che è appunto quello adoperato dall’autore; il quale però ebbe cura di togliervi qualche caratteristica peculiarità fonetica, allo scopo di farsi ancor meglio intendere da’ suoi connazionali delle altre colonie. Il Matranga usò per primo il segno grafico ce per rendere l’esito tosco specialmente dell’a e dell’e nasalizzate nel dialetto ghego; ed altresì per indicare quel fonema che rappresenta sempre l’oscuramento di una vocale priva d’accento, epperò capace di dileguarsi, come d’ordinario avviene nell’alto ghego, ma che nel ghego centrale, ed in ispecie nel tosco, riesce sensibile, o meno, nella pronunzia, secondo determinate regole fonetiche; potendo, in base ad esse, assumere talvolta il suono dell’e;/ francese, o dell’ò tedesco, ovvero ridursi quasi ad una e muta francese. Egli infatti così scrive nella Dedicatoria: « ...gl’al-banesi quasi a ogni parola hanno un certo sono che si fa col naso, e pur non è ordinariamente vocale particolare..., ma alle volte solamente un sono che si fa, come ho detto, col naso. Onde ho fatto per segno, quando occorre tal sono, o vocale proferita col naso, un a dittongo. Questo bene intenderanno con questa istrut-tione gl’albanesi, se bene seria difficile agl’altri finché con la pratica impareranno la pronuntia ». Noto, in fine, che il sistema grafico del Matranga riscontrasi anche in alcune iscrizioni albanesi di Piana, del secolo XVII, da me ricordate altrove, e che il segno ffl in particolar modo, è usato in altri manoscritti posteriori della medesima colonia, o che da essa dipen-