Della lingua albanese e della sua letteratura, ecc. 107 Ma nella prefazione esprime ancor più compieta-mente il suo pensiero, poiché confessa d’aver sempre avuto in mente di scrivere un qualche libro capace di arrecare un valido contributo per la conservazione della patria lingua, la quale correva rischio di corrompersi sempre più e di perdersi del tutto, e che valesse, nel medesimo tempo, a far comprendere ai ministri del Vangelo ciò che essi leggevano nei libri latini della Chiesa, poiché « legere et non intelligere, negligere est » ; come la pensava anche il Buzuku, la cui opera però nemmeno egli ebbe occasione di conoscere. Identici a quelli dei precedenti scrittori furono gli ideali che determinarono M.r D. Pietro Bogdan, già Vescovo di Scutari e poscia Arcivescovo di Scopia, a pubblicare nella città di Padova, nel 1685, il « Cuneus prophetarum de Christo Salvatore mundi et eius evangelica veritate, italice et epirotice contexta et in duas partes divisa »; il cui frontespizio, nella pretesa edizione messa in giro da Venezia, nel 1691, reca il titolo seguente, che vorrebbe dare, sebbene indarno, un’idea completa di tutta l’opera, almeno secondo l’opinione forse deH’Albrizzi, il quale finse di esserne stampatore: « L’infallibile verità della cattolica Fede dimostrata sino all’evidenza ad ogni qualità di persone; cavata dall’alto fonte delle divine Scritture, per opera di M.r Pietro Bogdano Arcivescovo di Scopia et Amministratore di tutto il Regno di Servia, Dottor di Filosofia e Sacra Teologia; in cui trattandosi della nullità delle tre primarie sette, ebrea, maomettana e pagana, si stabilisce l’unità della nostra Fede sotto il Romano Pontefice, confutandosi con Vantiche eresie, le moderne di Lutero e Calvino e suoi seguaci; s’abbatte lo scisma dei Greci e si estirpa l’incredulità degli Ateisti. Opera utilissima ad ogni ptato di persone, ebree, maomettane e pagane, per conoscere