6 Matteo Babtou sione si possono chiamare innovazioni d’età ario-eu-ropea. Lo studio di tali innovazioni è stato iniziato molto tempo fa, da diversi maestri della linguistica ario-eu-ropea, ed è giunto nei giorni nostri a tre risultati assai notevoli. In primo luogo, si è trovato che quelle innovazioni antichissime erano molto più numerose che non si credesse nel passato (4). Inoltre, oggi intr avvedi amo le aree che quelle innovazioni occupavano nella sede preistorica. Per es., si può dire che l’area o le aree del tipo TlfiaQ erano molto più vicine al margine meridionale di quella sede che al settentrionale, e che le aree del tipo Aiès erano laterali rispetto a quelle di (§ 1). In- fine, si è trovato il diverso grado di conservazione, nel senso che sarà chiarito a suo luogo (§ 9), dei linguaggi ario-europei. Per es., si può dimostrare che le innovazioni d’origine ario-europea sono di gran lunga più rare nei tre linguaggi più occidentali della famiglia — che sono l’italico, il celtico e il germanico — che non nei linguaggi orientali e centrali (§ 9). Sicché si può dire che, quanto alle innovazioni ario-europee, i tre linguaggi occidentali della famiglia ario-europea sono molto più conservativi che i linguaggi fratelli (5). Questo risultato era stato già intuito, almeno in parte (6), e oggi si può dimostrare per mezzo di pazienti raccolte, cronologiche e geografiche (§ 9), fatte con le norme neolinguistiche (v. § 4). Ma nelle pagine che seguono si studierà special-mente un altro tema. L’albanese non sarà comparato coi tre linguaggi occidentali, ma invece, o sopra tutto, col greco e col lituano, dunque — si badi — con un linguaggio meridionale e con uno settentrionale.