78 Giuseppe Schikò che la storia ricorda con orrore, pure il progresso della apostasia fu assai lento sino al cadere del secolo XVI, allorché venne promulgata una legge che garentiva i possedimenti a quelle famiglie che avessero educato uno dei loro membri nella credenza di Maometto. E vero che, che essendo tutti amanti di libertà e di indipendenza, gli Albanesi non avevano bisogno di ritrovare la propria unità in un simbolo religioso, come i Greci moderni; e che i loro monti, le loro armi ed il loro coraggio valevano forse quanto una chiesa per la conservazione della integrità- nazionale. È vero altresì che, per il loro carattere, per la stessa configurazione del loro territorio, per il loro mirabile spirito di adattamento, proprio delle stirpi longeve, molti di essi riuscirono a trarre profitto dalle nuove condizioni in cui vennero a trovarsi, tanto da rendersi uguali ai loro dominatori nei diritti, in quelle regioni dove costoro avrebbero potuto far sentire maggiormente il peso della propria tirannide; od a non temerli, nè punto, nè poco, nei quasi inaccessibili recessi delle gloriose montagne. È vero, finalmente, che dairimpossibilità assoluta di prevalenza deH’islainismo sul cristianesimo, e viceversa, come pure dell’ortodossia sul cattolicismo originario, e di questo su quella, è necessariamente derivata una tolleranza religiosa che ha reso possibile la secolare e pacifica convivenza fra i seguaci delle varie confessioni ed il mantenimento della più salda compagine etnica, cioè l’inalterabile vincolo nazionale, al di sopra del transitorio fenomeno religioso. Ma non è men vero che tale stato di cose, prima di diventare definitivamente organico, non era affatto propizio al fiorire dell’arte, e quindi al sorgere di una vera letteratura nazionale, mancando per fino la lotta generosa ed aperta, che costi-