96 Giuseppe Schirò dirsi per certo che ei si parta da premesse men che fondate di quelle onde partissero molti fra i dotti che già ci sperimentarono le loro forze ». A sua volta il Compar etti, nelle « Notizie e osservazioni in proposito degli Studi critici del prof. Ascoli » (Pisa, 1863), si esprime: « Ciò che agli occhi nostri più di ogni altra cosa qualifica il popolo albanese è la lingua da esso parlata. Questa è che conservandosi mirabilmente, ad onta delle cause forti e molteplici che si opponevano alla sua esistenza, ha impedito che quel popolo si perdesse, come di molti avvenne, andando a confondersi nel seno di altri popoli prevalenti su di lui. È l’albanese un altro esempio della lingua considerata come potente elemento conservatore di nazionalità, anche allora quando le nazioni, politicamente considerate, abbiano perduto la loro unità e la loro indipendenza ». Ora, nota il grande filologo, che la prima questione che popoli siffatti, più particolarmente caratterizzati dalla loro lingua, presentano alla scienza, è appunto quella della natura di essa lingua ; ed aggiunge che questo problema ha dato luogo a molte opinioni assai discrepanti e spesso assai strane, cominciando dal Leibnitz, che neH’alhanese trovava del celtico, fino a M.r Crispi, che coll’albanese spiegava le misteriose parole del convinto Baldassarre; dal Bopp, il quale non riuscì ad altro che a riconoscere sicuramente la pertinenza di questa lingua al ceppo indo-europeo, a quanti, prima e dopo il lavoro di lui, mostrarono di essere convinti deH’affi-nità di essa col greco e col latino, come lo Schleicher, il Rapp, Max Müller ed altri, tanto da far ritenere che questo fosse un assunto generalmente ammesso nella scienza, sebbene niuno, prima del Camarda, avesse tentato di darne una scientifica e piena dimostrazione, ad