84 Giuseppe Schirò e quando altri in ogni città o villaggio, secondo, le necessità del momento, ed in rapporto alle condizioni del luogo, erano in grado di adempiere allo stesso ufficio non meno bene, per lo scopo da raggiungere? Quei sacerdoti semplici, pietosi e forti, contro i quali di sicuro non si sarebbe acceso di sdegno il divino Alighieri, e quei patrioti che sfidavano tuttodì la morte per il trionfo della libertà e della fede non curavansi affatto della notorietà e del buon nome che avrebbero potuto forse ottenere non difficilmente per virtù di elaborata eloquenza, anziché per nobili imprese compiute sui campi di battaglia. Non è però da accogliersi in modo assoluto il giudizio' secondo il quale gli Albanesi, avendo posto cura nell’esercizio delle armi e del valor militare, non si diedero mai alcun pensiero di coltivare e di adornare il loro spirito per mezzo dello studio; poiché, almeno nei riguardi del clero, così secolare che regolare, può ben sostenersi che noli mancarono mai in Albania degli uomini dotti ed assai versati nelle discipline teologiche e filosofiche, ed altresì nelle umane lettere, specialmente in epoche più a noi vicine, ma non tanto però da non precedere di alcuni secoli il tempo in cui le persone più intelligenti fra i Turchi, cioè quelle che erano in grado di dare una espressione ai loro desideri, potessero formulare per iscritto i loro pensieri e comunicarli ad altri. Mi basti citare Demetrio Franco, elemosiniere, a-inico e compagno indivisibile del Castriota, del quale descrisse in latino la vita e le imprese, (opera che noi conosciamo solo per la tradizione italiana, più volte stampata a Venezia, fin dal 1541), e Marin Barlezio, che oltre alla memoria « De expugnatione Scodrensi », compose pure un libro abbastanza celebre, sullo stesso argomento del Franco, stampato per la prima volta a Roma, prò-