Della lingua albanese e della sua letteratura, ecc. 125 Non meno degni di memoria sono M.r Nicola de Marchis, che successe a M.r Rodotà e visse fino al 1759; M.r Giacinto Archiopoli, vissuto fino al 26 marzo 1789; Francesco Avatos da Macchia, eletto nel 1750 profes-sore di letteratura greca ad Urbino, dove morì nel 1800; Pasquale Baffa da S. Sofia d’Epiro, dottissimo in lingue classiche ed assai lodato dal Botta, da Mario Pagano, dal Lanzi e da molti altri, anche stranieri, morto nel 1799; Alessandro Marini da S. Demetrio, morto nel 1796; M.r Francesco Bugliari da S. Sofia, ucciso nel 1806, Michele Bellusci da Frascineto, che nato nel 1754, morì nel 1806, fervido sostenitore del nome patrio, il quale non operava e non scriveva che a vantaggio della nazione, tanto da diventarne l’idolo (v. Dorsa, Sugli Alb. ricerche e pensieri, p. 98); M.r Domenico Bellusci, ricordato già sopra e fratello del precedente, il quale « operò molto nell’educare e formare la gioventù albanese alle lettere, alle scienze ed alla vita civile » e morì nel marzo del 1833, in età di 59 anni. Abbastanza noti sono i nomi del Consigliere di stato Angelo Masci, da S. Sofia, allievo del Baffa ed autore del « Discorso sull’origine, i costumi e lo stato attuale degli Albanesi nel regno di Napoli », pubblicato nel 1807, e tradotto in francese dal Maltebrun; di Cesare Marini, che nel 1831 pubblicò a Napoli una « Memoria sui riti delle nozze presso gli Albanesi »; di Vincenzo Dorsa da Frascineto, autore del pregevole libretto « Su gli Albanesi - ricerche e pensieri » (Napoli 1847); nonché degli « Studi etimologici sulla lingua albanese ecc. » (Cosenza 1862), della traduzione dell’Evangelo di San Matteo nel dialetto del suo paese (Londra 1869). Il Dorsa contribuì principalmente alla raccolta dei canti tradizionali, che fu prediletta cura di molti altri, quali Luigi Petrassi da Cerzeto, che anche tradusse in