82 Giuseppe Schirò gradatamente verificatasi col risveglio della coscienza popolare e col sorgere di ideali nuovi, a base addirittura democratica. Ma se è strano il credere che ciò possa esser avvenuto in una società che reca numerosissime, profonde ed indelebili le tracce dell’antichità più remota nella sua organizzazione, cui non si può per nulla paragonare nemmeno il sistema feudale che vigeva presso i Normanni, gli Svevi, gli Angioini e gli Spagnuoli; ancor più strano è il ritenere che un tal fatto sia dovuto al sorgere ed al divulgarsi di dottrine cui nemmeno sentonsi in grado di aderire non poche delle più civili fra le nazioni moderne, ad onta della piena libertà concessa nel propagarle ai più ferventi sostenitori di quelle dottrine politiche, per fino* nelle scuole, oltre che nei Comizi e nei Parlamenti. Del resto non ci mancano affatto nei riguardi dell’Albania i più chiari elementi per sostenere che ivi siffatti ideali sono ancora assai ben lungi dal nascere, malgrado l’esperimento che la Francia, da qualche anno, tenta nella città di Korca, come non ci mancano affatto le prove per sostenere che, in pieno secolo XV, lo stesso Skanderbeg fu piuttosto un supremo condottiero militare degli Albanesi, un generalissimo eletto ad Alessio nella lotta contro i Turchi dall’unanime consenso di tutti i capi della Nazione, cioè dai primati delle singole contrade e delle tribù, anziché un sovrano nel vero senso della parola, quale, ad esempio, volea che egli lo fosse il Papa Pio II, desideroso di incoronarlo re di propria mano, non meno che di proclamarlo capo della crociata. Se è quindi assai difficile una non inutile ricerca in Albania di una vera letteratura nata in tempi antichi, sotto gli auspici di libere istituzioni comunali; ancor più difficile e quasi vana, nei riguardi di quella regione,