118 Giuseppe Schirò dono, ed anche in una poesia di Eutimio Mitko, relativa all’incendio di Korcia nel 1879, ma non già nella forma di nesso, e forse più per casuale coincidenza, che per altro motivo. Ma in altro modo utili ai loro connazionali d’oltre mare si resero alcuni fra i più dotti ecclesiastici albanesi di Sicilia; poiché essi fecero di tutto per meritar l’onore d’esser mandati dalla Congregazione di Propaganda Fide quali missionari in Albania; non curanti, per zelo religioso e per amore intenso verso l’antica patria, di esporsi, come scrive il Rodotà, ai pericoli di viaggi disastrosi; nè di andare incontro a violente persecuzioni; nè di dover combattere con la fame, con la sete e con altri acerbi patimenti. Cosi avvenne che il dotto P. Nilo Catalano, nato a Massa in Diocesi di Messina, avendo appresa la lingua albanese, specialmente nel Monastero Basiliano di Mez-zojuso, dove egli era stato trasferito da quello di Grottaferrata, dopo di essere stato assunto alla dignità di Abbate e di avere, poscia, esercitata la cura parrocchiale dei Greci orientali di Messina e d’essere stato altresì Visitatore Apostolico dei Greci in Corsica, fu mandato in Chimarra, nell’anno 1693, col carattere di Vicario Apostolico e di Arcivescovo di Durazzo. Egli morì a Drimadhe il 3 giugno del 1694, lasciando di sè gran desiderio per la dottrina, per la carità e per la dolcezza del carattere che lo distinguevano. Di lui ci resta un importantissimo manoscritto, che io possiedo, il quale contiene un copioso Vocabolario albaneseitaliano ed italiano-albanese, cui segue un saggio di grammatica; la traduzione di due ottave italiane, riportate dalla p. 20 del 1° voi. dell’opera del Bogdan, ed il canto popolare relativo a Paolo Golemi, quest’ultimo con alfabeto greco.