156 D. Nilo Borgia « giudici che minaccino, maestri e predicatori che istruite scano, si trovi tanta innocenza » (3). La citazione è un po’ prolissa, ma ci è sembrata necessaria per far ben conoscere in quale ambiente e tra quali difficoltà, privazioni e sacrifici si svolgerà l’attività dei Missionari. Con tale descrizione del resto si concilia facilmente quel che ci fa sapere il nostro informatore principale, Mr. Stanila, sulle condizioni di tranquillità e di indi-pendenza della Chimara nei tempi ai quali egli si riferisce, e riguardo alla volontà costante dei Chimarioti, sempre pronti alle armi, onde liberarsi una volta per sempre dall’oppressione dei Turchi, cosa naturalissima a comprendersi, e confermata dai nostri documenti. Scrive egli infatti che: « gli habitanti tanto di Ci-« marra, quanto di tutto il costretto dell’Albania verso « ponente, non vogliono essere sottoposti adì alcun go-« verno, ma vivon con gran libertà » (4). Si governavano con le loro leggi tradizionali, purtroppo ancora informate a ferocia e a barbarie, ma nell’insieme c’era sempre dell’ordine e della disciplina tra loro, e sopratutto unione strettissima quando fosse necessario combattere il nemico. Il nostro Missionario lo rileva con qualche rammarico : « è ben vero che se commettono alcun omicidio od altro « delitto, viene punito secondo le regole delle loro an-« tiche consuetudini, tutto che siino barbare e contro le « leggi divine et humane, et il popolo attende adi osser-« vare senza scrupolo di coscienza » (5). (3) Da una lunghissima relazione inedita, scritta dal missionario Gio. vanni De Camilis e mandata « agli Eccellentissimi ed E.mi Cardinali di Propaganda. Come vedremo, il De Camillis visse per diversi anni in Albania e vi operò gran bene. La relazione è stata presentata ai Signori Cardinali il 18 aprile 1673. Arch. di Propag. S. 0. R. voi. 439, fog. 318. (4) Korolevs., loc cit-, pag. 54. (5) Ivi.