76 Giuseppe Schirò ed eroico della loro storia, che, dalla sanguinosa battaglia di Arta ed Acheloo (1357 o 58), così fatale per Nice-foro II ultimo Despota d’Epiro, e dal 1360, allorché incomincia a rifulgere l’astro della casa ghega deir Balsha. si estende per più di 130 anni, specialmente con le guerre combattute da tutta la Nazione contro Amurat II e Maometto II, fino alla morte dellinvitto Giorgio Ca-striota Skanderbeg, avvenuta in Alessio a’ 18 gennaio 1468, ed alla capitolazione di Kroja, nel giugno del 1478, dopo 13 mesi di eroica resistenza, ed alla resa di Scutari, di cui il nemico s’impadronì nell’anno seguente, dopo 11 mesi di memorando assedio. Specialmente dal giorno in cui, per i consigli del papa Eugenio IV, d’Alfonso d’Aragona, della Repubblica di Venezia e di quasi tutti i principi cristiani, il Castriota rifiutò la pace propostagli da Amurat II a condizioni assai vantaggiose, l’Albania divenne il teatro di una guerra più che mai accanita, delle battaglie più micidiali, delle più lacrimevoli devastazioni. La efferatezza turca tutta si riversò sulla mieera e gloriosa nazione, che, per quanto anche allora provasse al mondo come i suoi figli sappiano morire per la santità di un principio, pure andava incontro a sicura rovina, non potendole riuscir facile una lunga resistenza contro gli eserciti più agguerriti e più numerosi di quel tempo. Man mano che i Turchi invadevano i territori e le città dell’Albania, spegnendo nel sangue le ultime scintille della libertà, con inauditi sforzi riconquistata, gli illustri campioni, cui non toccò la sorte di pagare con la vita l’estremo tributo alla Patria, e le famiglie più cospicue per nobiltà d’origine e per larghezza di censo, abbandonavano in preda all’implacabile nemico la terra natia, seminata delle ossa dei congiunti, e ritiravansi in quei luoghi della Patria che ancora resistevano; non