Della lingua albanese e della sua letteratura, ecc. 75 fluenza austriaca in Europa, avea scagliata la medbsiina affermazione, con la stessa impudente frase, ai danni d Italia, pure, sino a non molto tempo fa, v’era ancora chi, od immemore, od ignaro, o meglio, in perfetta mala fede, continuava a credere nonché a dire che tutto il territorio, situato fuori del regno ufficiale greco, è abitato esclusivamente da Slavi, o da gente che non ha nazionalità propria, e che i così detti Albanesi, essendo privi di lingua, di tradizioni e di tesoro letterario nazionale, dovrebbero acconciarsi a ricevere educazione, ordine, leggi e giustizia dai generosi vicini, fra i quali l’Europa avrebbe fatto bene a ripartirli. A lor volta i Turchi, così i Giovani come i Vecchi, si sono sempre compiaciuti di appellare gli Albanesi K itabzys, i senza libri, quasi che lo stato deplorevole in cui versa tuttoria l’Albania, anche dal punto di vista della cultura, non sia dovuto principalmente alla loro infamia ed al mal governo che essi riuscirono ivi ad esercitare per quasi cinque secoli, dividendo gli animi del-l’indomita popolazione, tentando di cancellare ogni traccia di civiltà antica ed impedendo ogni risveglio intellettuale, anche per odio contro ogni cosa che potesse, magari col tacito linguaggio della sola esistenza, rinfacciar loro una inferiorità assoluta, anziché per la forza, per la saldezza e per l’unità dell’impero. Purtroppo, una letteratura nazionale riflessa, nei tempi antichi, non era affatto possibile che sorgesse in Albania; poiché, per limitare il discorso entro determinati confini, quella regione, dal 396 d. C., in poi, venne di continuo percorsa e devastata dalla travolgente marea di barbari incalzantisi, idtimi dei quali appunto i Turchi, i più feroci ed i peggiori di tutti. Di ben altro che della cultura delle lettere potevan essere solleciti gli Albanesi anche pel periodo più glorioso