18 Matteo Bartoli som « eccezioni », che quelle norme consentono, esplicitamente (68) o implicitamente (69). I singoli esempi studiati dal Goid. sono ristudiati in questo articolo (nei §§ 5-10), ma sarà utile vederne subito almeno tre, che sono, a giù-dizio di lui e mio, i più tipici. I. — Tuttti sanno che, nelle arti figurative e nella lingua, Roma fu debitrice alla Grecia — e non solo alla a Graeeia capta », ma anche alla libera Eliade (70) — e che per contro la Grecia dell’Evo medio e moderno è stata debitrice a Genova e specialmente a Venezia e a Trieste (71). Molti sanno poi che fra i grecismi del latino e gl’italianismi del neogreco sono numerosi quelli che si dicono i « calchi », e che, secondo il linguaggio dell’Ascoli, sono la fusione dello spirito greco con la « ma-teria » latina (72) e dello spirito italiano con la materia neogreca. Una specie particolare di tali influenze nascoste è quella dei tipi ÈQJtetv e lat. serpere, nXéov e plus: è probabile che spjtEiv abbia favorito la vittoria di serpere su repere (73) e a^éov quella di plus so magis (74). Il Goid., pag. 170, non ci crede, e scrive: « la ragione della confusione tra « magis e plus che preluse alla prevalenza definitiva di questo su parte del « territorio romanzo è ben più profonda: sta nell'indole stessa ed linfe guaggio: non si può non osservare che il neolinguista tratta il linguaggio « come cosa morta! I concetti aggettivali ed avverbiali di estensione ed « intensità o quantità vengono facilmente a confondersi: l’avverbio di « paucus è parum, cioè il neutro aw. di parvus; la stessa confusione si « rivela nella coppia grammaticale multus, plus ». Ma questa tesi del Goid. provoca due risposte. In primo luogo, quella ch’egli crede la causa o la « ragione » dell’innovazione plus per magis assomiglia alle supposte cause « fonosintat-tiche » dell’aferesi ecc. (v. la nota 55). Le quali supposte cause sono invece tautologie o, tutt’al più, condizioni. Sono, ad ogni modo « semplici cose », come le riconosce lo stesso Goid. (v. la nota 55). Ma altrove (pag. 170), egli le ritiene profonde, come si è veduto or ora, e si duole che io non le prenda sul serio. Il Maver osserva che l’Introàuz. « a banni de sa méthodologie une fonie... de préjugés et de conventions: dans la terminologie et dans l’idéologie linguistique » (Slavia VII 157). Viceversa, secondo il Goid., pag. 158, § 12, quell’opera « sovverte concezioni scientifiche fondamentali, annulla quel rigore nelle « indagini filologiche e linguistiche che noi abbiamo appreso dai Maestri « gloriosi della generazione passata e adduce — dispiace dirlo — alla mas-