124 Giuseppe Schisò cenza dalle autorità, per le favorevoli relazioni dei revisori, sac. D. Tommaso Massaracchi, albanese di Sicilia e lettore di lingua greca nel collegio urbano di Propaganda Fide; F. Ferdinando dii Borgocarrerioi, già Missionario apostolico in Macedonia, e D. Giuseppe Stassi, da Piana, della Congregazione dell’Oratorio, pubblicava a Roma la sua Gjella e Sh. Mcerìs Vir-gjceroe ( La vita di Maria Vergine), che, dati i non comuni pregi che la adornano, sarebbe un’opera veramente insigne, se la lingua in cui è dettata non riboccasse, sino alla nausea, di vocaboli italiani, al pari delle altre belle poesie sacre dello stesso autore, del quale io conservo un manoscritto, in cui, fra l’altro, si legge una sua lunga poesia inedita. Or quel che per gli Albanesi dii Sicilia fu M.r Cri-spi, ben può dirsi che per quelli del Continente lo sia stato M.r Bellucci da Frascineto, quale rettore, dal 1810 al 1823, di quel Collegio albano-calabro dove ricevettero la loro educazione tanti uomini insigni di cui le colonie sono state in ogni tempo feconde. Ricordo D. Stefano Rodotà, da S. Benedetto TJl-lano, fervido sostenitore dei riti e delle costumanze nazionali, morto nel 1726, dopo d’esser riuscito ad ottenere per i suoi connazionali la erezione del Collegio suddetto e la fondazione di un apposito vescovato; M.r Felice Samuele Rodotà, degno fratello e continuatore dell’opera del precedente, eletto vescovo da Clemente XII, con decreto 13 settembre 1713; D. Pietro Pompilio Rodotà, professore di lingua greca nella Biblioteca Vaticana, assai più celebre dei due fratelli sullodati, per i tre poderosi volumi che trattano « Dell’origine, progresso e stato presente del Rito greco in Italia ecc. » (Roma, 1758-1760-1763).