I MONACI BASILIANI D'ITALIA IN ALBANIA 153 « non riconoscono sopra di se altri superiori che quelli « che qualche volta essi stessi a loro arbitrio si elegono, « acciò in alcuni tempi più importanti dell’anno hab-cc biano qualche cura della comunità. Giudici, tribunali, « capitani, ufficiali et altri simili titolati che per ben « governarsi un popolo numeroso sono necessari, da « quelle parti son del tutto sbanditi, ma ogn’uno pa-« drone di se stesso e della sua casa, vive come gli piace « senza haver altro freno che il timor di Dio, o La mag-« gior forza della compagnia. « Da questo pessimo principio si può arguire quanto « gran mali per conseguenza derivino, quanti homicidij, « quanti furti, quante ingiustizie restino impunite, e « quante ahre per l’impunità ogni dì si commettano, e « commesse, quanto d’fficilmente si rimedijno. « Tutti stanno continuamente con le armi in mano, « chi per offendere altrui e chi per difendere se stessi et « il loro; e poiché quasi tutte le terre, una con l’altra « come nemiche si perseguitano, non escono mai fuori di « casa senza essere bene armati, et apparecchiati per com-« battere. M’incontrai io stesso più volte nelle zuffe e « combattimenti che li Cimariotti fecero con li Daniel-« li (?) che non più di tre miglia sono discosti da loro, « dove per lo gran spargimento di sangue che vidi, com-a passionando a quelle povere anime che così miseraci mente si perdevano, tentai più volte con varij modi di « farli pacificare, ma l’inimicizie havevano in trent’anni « di tempo gettate nei loro cuori radici così profonde, « che eccettuatone le tregue che facevano fare loro, non « mi fu possibile svellerne totalmente. « Ma fra tutti i loro mali il peggiore si è che uno fa « la colpa e l’altro ne riporta il più delle volte la pena. « E per meglio intendere questo, è da sapere che per « non essere in quelle parti giudice o altro superiore che