174 D. Nilo Borgia che più da vicino riguarda l’epoca e la questione di cui ci occupiamo, e che per se stesso tanta luce proietta sull’azione di Gregorio XIII in favore della Chiesa e dei popoli orientali. § 4. — Relazioni filiali col Papa. Noi non sappiamo se e quando i Chimarioti e gli altri Capi Albanesi, promotori della lega desiderata, venissero a conoscenza dei fatti qui brevemente tratteggiati, e dei maneggi che ne frustrarono per sempre l’esito auspicato; ciò che è fuori dubbio e che onora assai la lealtà e la sincerità di essi, è la costanza con cui tutti mantennero fede alla parola data, il che facilmente si desume dai rari documenti giunti fino a noi. Ci fanno assistere a un discreto movimento di corrispondenza epistolare tra Roma e la Macedonia tutta, che invano ricercheresti nei tempi che precedettero e susseguirono la proposta coalizione armata con i Cristiani di Occidente e l’unione con la Chiesa Romana. Per lo scopo nostro sarà sufficiente dare una sommaria relazione di tale reciprocità di intesa cordiale, capace per se stessa di mettere sotto gli occhi dei lettori le prove solenni e durature della fedeltà e della costante volontà con cui Clero e Popolo erasi consacrato all’unione col Papa e della bontà paterna di esso, sempre pronto ad aiutare e ad assistere quei figli così duramente provati. Ma anzitutto nel fatto importantissimo che caratterizza la serietà incontestabile di detta unione, rileviamo l’azione di apostolato e di vigilanza amorosa da quei Vescovi esercitata verso i profughi albanesi d’Italia, ai quali seguitavano a spedire sacerdoti nazionali, e di \