Accordi antichi fra l’albanese e le lingue sorelle 51 tra lessico e grammatica, è stato superato da tempo in Italia: il Meillet osserva giustamente, nel Bulletin de la Société de linguistique XXXI3 22 (v. anche 214 e XXVIII 8) , che l’idea di quell’irradiazione « tient une si grande place chez les lin-guistes italiens », e dominava, già vent’anni fa, il mio pruno saggio neolinguistico, come è stato rilevato dal Meillet, nella rivista L’Année sociologique XII 854. Quel principio è una delle caratteristiche essenziali della scuola dei neolinguisti, come vide il compianto Campus: v. la mia Introduzione alla neolinguistica, Principi, scopi, metodi, Roma-Ginevra, 01-sehki, 1925, pp. 100 sg. ; e specialmente Antonino Pagliaro, Sommario di linguistica arioeuropea, Fascicolo I, Cenni storici e questioni teoriche, Roma 1930, pp. 172-7. — Ai linguistici italiani a cui allude il Meillet, Bull. Soc. Ling. XXXI3 22 (v. anche ibid., pp. xn e xm), è da aggiungere specialmente il Maver: v. nel testo § 9 e le note 72, 127 e 137. 3. — In tutto quest’articolo si stamperanno, per una necessità tipografica, a, e, i, o, u. col circonflesso (a ecc.), invece che con la lineetta della lunghezza. 4. — Una raccolta è stata da me pubblicata nella Riv. di jilol. LVII 337-40. Cfr. anche Hirt, Imlogerm. Gramm., Voi. 1 § 152, « Lehnworter im Idg. » ; e vedi inoltre § 89. — Giuliano Bonfante, I dialetti indoeuropei, Napoli 1931 (estratto dagli Annali del R. Istituto Orientale di Napoli, Voi. IV) — come i non pochi studiosi ch’egli cita, specialmente nelle prime pagine — si propone altri fini: v. pp. 71 sg. e 174 sgg. Ma talora anche il Bonf. e quegli altri studiosi si occupano di COPPIE, come è, per es., quella della negazione, né e me (§ 2). Il Bonf., pag. 130 (5), crede che questa fase sia più antica di quella, ma egli non vede bene, questa volta, perchè guarda attraverso gli occhiali indiani: v. qui avanti la nota 136, ma cfr. Bonf., pag. 179. Sull’utilità delle coppie e delle aree appaiate v. Introduz., pp. 67 sg. 5. Compreso l’albanese. In questa lingua, come in ciascuna delle altre lingue centrali e meridionali della famiglia, le innovazioni d’età ario-europea sono circa tanto numerose o tanto scarse quanto le conservazioni. Ciò risulta dalla raccolta citata all’inizio della nota 4. 6. — Cfr. Meillet, nel citato studio Les dialectes indo-eur., Capitolo I: « Le vocabulaire du nord-ouest ». Quest’opera del