Della lingua albanese e della sua letteratura, ecc. 99 è quella di cui fa cenno M. Crispi nelle pp. 88-89 delle « Memorie storiche di alcune costumanze appartenti alle colonie greco-albanesi di Sicilia », (Palermo 1853), dove egli riporta « una formola di domanda e di risposta, fatta in lingua albanese per lo assenso nello sponsali-zio », dichiarando che tale formola « si trova in un esemplare di una memoria albanese, inserito nel fine di un antichissimo messale anch’esso albanese, e per l’antichità tutto tracciato..., che si conserva nella libreria del Ven. Collegio della Propaganda in Roma... stampato in caratteri come gotici ». Il Crispi non vide già il libro in parola, ma ne trasse notizia da un manoscritto dell’Arcivescovo di Scopia M. D. Giov. Battista di Nicolò Casasi, albanese di Gia-cova, che lo ebbe fra le maui nel 1740, ed il quale volle da esso trascrivere di proprio pugno un esemplare dell’ultima pagina, lieto di mandarlo in dono « all’inclito p. Giorgio Guzzetta », fondatore del Seminario Albanese in Palermo e di altri Istituti a vantaggio dei suoi connazionali in Piana, e che giustamente il Casasi onora dicendolo « prototipo delli spiriti magnanimi e dell a-nimo e della generosità della nazione albanese ». Questo manoscritto, « con altre notizie », fu veduto ed esaminato dal p. Paolo M. Parrino, primo rettore del Seminario predetto, ed egli si studiò di ridurre in caratteri latini e di interpretare il testo, ma non riuscendo sempre nell’intento; come pure non potè saper altro in sul proposito più di quanto ebbe poscia ad apprendere, dalla fonte medesima, il dotto grecista di 1 a-lazzo Adriano. La fortuna ben meritata di ritrovare per caso a Rpma il libro di cui trattasi, l’ha avuta l’attuale Vescovo degli Albanesi di Sicilia, M.r D. Paolo Schirò,