100 Giuseppe Schirò anch’egli rettore del Seminario di Palermo, e cultore appassionato della lingua dei padri. In una circolare, che ha pubblicata per dare agli studiosi la lieta novella, il dotto prelato ci fa sapere che il libro, pur mancando di alcune pagine, ne ha integre ben 188 a due colonne; che esso è opera di D. Gjon Bu-zùku ; che è stato stampato nel 1555 e che contiene, in traduzione dal latino nell’albanese, l’Ufficio della Madonna, i sette Salmi penitenziali, le litanie dei Santi, alcune parti del rituale, alcune parti del catechismo, e le Messe dell’anno ecclesiastico nelle feste mobili ed immobili. La circolare medesima offre la fedelissima riproduzione di Un piccolo brano del testo, con caratteri tipografici identici a quelli che presenta l’originale, e da esso ricavasi, fra l’altro, che l’opera è in dialetto ghego, quantunque le forme della flessione, per lo più, siano integre e piene come nel tosco, e quantunque, al pari del dialetto dei (Jami e dell’antico tosco di parecchie delle Colonie albanesi dell’Italia meridionale, della Sicilia e della Grecia, conservi intatti i gruppi consonantici hi e gl, senza ridurli cioè a ki e gj, e quantunque finalmente, in luogo della y originaria, assai spesso e talvolta nella ripetizione della stessa parola, presenti una t, come sempre fa il gamico e gli altri dialetti sopra accennati. Da un rapidissimo sguardo che ho potuto rivolgere alle cento tavole fotografiche che M.r Schirò ha fatto fare, per un accurato studio del testo, ho potuto desumere che l’autore era figlio di Bdek (Domenico) Bu-zùku; che egli incominciò l’opera il 20 marzo 1554; che la compì il 5 gennaio 1555 e che non potè mettere tutte le cure necessarie perchè essa fosse pubblicata senza errori, non potendo contemporaneamente egli badare al