Della lingua albanese e della sua letteratura, ecc. 81 Non v’era quindi veruna soluzione di continuo fra il più umile membro dlell’aggregato umano, organizzato come, su per giù, lo' è ancora nelle grandi montagne dell’alta Ghegaria, ed il duce riconosciuto, venerato ed amato, non solo perchè forte ed invitto in guerra, quando più che mai si rivela stolto il governo dei molti, ma anche perchè giusto, prudente e generoso, e perchè depositario autentico ed interprete supremo delle leggi consuetudinarie, attribuite a qualcuno dei più celebri fra i suoi antenati, ed amministrate dai consigli degli anziani. La salvezza della tribù, circondata da tanti e cosi grandi pericoli, non poteva dipendere che dall’accordo di tutti i suoi componenti, sì che ciascuno ben sentiva e ben sapeva di esser necessario al comun bene, e che la nascita o la fortuna, non davano alcun diritto all’orgoglioi ed alla prepotenza. Nè le cose sono tuttavia mutate, come io stesso posso attestare, essendomene pienamente assicurato nella mia non breve dimora in Albania, dove son vissuto a contatto diretto con i Malisori, e specialmente con i valorosi Mirditi; e come già ben ebbe a mettere in rilievo la Principessa Elena Ghika, scrivendo che, sebbene le idee di gerarchia abbiano messo in Albania delle radici così profonde, da far riguardare quale repubblica aristocratica la Mirdizia, governata dal suo capo e dai suoi vecchi, pure è un fatto assai notevole che i membri più modesti di ogni clan non siano punto esclusi dal partecipare ai comuni affari. L’autorità stessa del Principe dei Mirditi, essa dice, è assai ristretta, e sarebbe quasi nulla, se egli non sapesse acquistarsi ima personale influenza sulla popolazione. Si potrebbe per avventura sospettare che si tratti, in questo caso, di ima decadenza dell’autorità suprema, Studi Albanesi, II 6