I MONACI BASILIANI D’ITALIA IN ALBANIA 179 di conforto a mantenersi sempre saldi nella fede cattolica, non senza rallegrarsi con loro nel saperli disposti a incontrare qualsiasi sacrificio prò Dei gloria et fidei defensione (32). Più tardi Urbano Vili rispondendo Venerabilibus Fratribus Porphyrio Palaeologo, Patriarchae Primae Iusti nianae Ochridae, caeterisque ei subiectis Archiepisco-pis et Episcopis Bidgariae, Serviae et Ulterioris Mace-doniae, dopo aver con gravissimi accenti deplorato il contegno della Grecia sempre riottosa e sempre assente, formula voti che tutti i fedeli rappresentati dal Patriarca e da tanti Prelati saranno in ogni tempo strettamente congiunti col centro dell’unità, e che in vista di ciò il Signore avrebbe finalmente scosso da essi il giogo esoso della loro schiavitù (33). Questa lettera, come sembra, fu consegnata dal Papa allo stesso Patriarca Porfirio che insieme col metropolita Geremia erasi recato a Roma ai piedi del Pontefice; al loro ritorno, scriveva ancora il Papa, daranno prove dell’accoglienza affettuosa fatta loro da Noi che li abbiamo volentieri ascoltati e vi diranno che non sono rimasti privi dei frutti della carità del PajHi (34). Il documento è del 1624, primo anno del Pontificato di Urbano Vili. Va da sè intanto che se i Papi seguitavano a tenersi in comunicazione con quei Prelati, questi alla loro volta non mancavano di prestar loro quelle doverose testimonianze di religioso omaggio dovuto all’altis-sima dignità e di venerarlo quale Pastore supremo (32) Anche questa lettera è indir iz?ata Dilectis Filiis Senioribi's Chi-marrae-, cfr. Korolevs., loc. cit., pag. 153. (33Ì Id. ibùl., pag. 154 e segg. (34) Ibid.