102 Giuseppe Schirò za gravi difficoltà, ad ottonari ed a settenari di tipo italiano, disposti in 721 quartine a rime alternate, delle quali le prime 50 costituiscono una bella parafrasi del Dies Irae ed altre 93 una eloquente meditazione sulla morte e sulla vanità delle cose umane. A questi canti tengono dietro altri otto, di varia lunghezza, e che in tutto comprendono 460 quartine, nei quali si tratta non solo del peccato originale e di tutte le fatali conseguenze che ne derivarono alla povera umanità, ad incominciare dalla cacciata dei colpevoli progenitori dal Paradiso e dal fratricidio di Caino, fino al diluvio universale ed alla confusione delle lingue, avvenuta fra i discendenti di Noè, qual meritato castigo della loro superbia; ma altresì dei benefici che Iddio ha prodigati alla peccatrice stirpe umana, sempre richiamata a penitenza, per mezzo' dei Profeti, prima d’ogni meritata punizione; e perciò della infinita misericordia di lui, che lo indusse a mandare l’unigenito suo Figlio ad incarnarsi sulla terra ed a morire per la salvezza nostra. Vi si descrivono quindi la vita, i miracoli, la passione e la morte di Gesù Cristo; i fenomeni meravigliosi che, secondo gli Evangeli, si verificarono allorché Egli emise dalla croce la sua grande anima; l’immenso affanno della Madonna alla vista del terribile ed infame supplizio al quale venne sottoposto il figlio suo diletto, ed il pianto dii lei sulla adorata salma, commoventissimo ed esuberante di tenerezza materna, ma assai presto interrotto dal timore di render meno salda la fede dei primi credenti, che diedero sepoltura al divino maestro non senza lacrime, ma con la certezza di doverlo rivedere risorto dopo tre giorni, giusta la promessa che egli avea loro fatta. Inoltre vi si tratta della Resurrezione e della testi-