Bibliografia 183 quella Nazione gli saranno certamente grati, perchè, oltre ad avere la possibilità di consultare il testo prezioso, potranno con più facilità dedicarsi allo studio della lingua, la quale in questi testi più antichi ci viene tramandata più originale e più pura. Non era certamente negli intenti del Roques inoltrarsi in uno studio filologico del testo riesumato, e forse anche per questo motivo ci ha dato di esso l’edizione anastatica; pur tuttavia il Dizionario sarebbe riuscito cento volte più utile e più vantaggioso se, ricopiato e riscritto con criteri linguistici più esatti, ci avesse date le forme genuine della lingua. E per comprendere ciò basterà ricordare che in linea ordinaria i nostri Missionari hanno scritto e composto non solamente nella lingua parlata, che difficilmente distingueresti dal gergo, ma, quel che è peggio, il loro linguaggio anzi che risultato di studio materiale della parola, ci riporta la frase raccolta dall’orecchio e integralmente trascritta, senza neppur lontanamente sospettare che diverse parole molte volte siano state accozzate insieme e pronunziate e scritte come un’unica parola. È il sistema tenuto dagli scrittori più antichi tra i nostri Missionari, dal Buzuku al Budi, al Bogdan, e in misura più ristretta dal Bianchi, e dal Da Lecce, ecc. Ma come abbiamo già rilevato, non era negli intenti del Prof. Roques lo studio linguistico del testo che ci ha regalato, le nostre osservazioni quindi non sminuiscono affatto il merito del suo lavoro, il quale peraltro avrà sempre il pregio di aver moltiplicato le copie del Dizionario su cui presto o tardi si farà lo studio razionale della lingua. Nilo ieromonaco della Badia di Grottaferrata.