14 Matteo Babtoli La prima ci rappresenta le aree del lat. socru e de’ suoi corradicali, l’altra le aree di octo e sim. ; più precisamente, quelle cornici racchiudono le aree dei suoni s e simili, cioè il tipo che si può chiamare indiano : cfr. sscr. vig nel gruppo I. Fuori di quelle cornici si hanno invece i suoni k e sim., cioè il tipo che si può dire latino o greco. Si confrontino: tipo greco : «cupa e èwpó; (v. Riv. di filol. LVIJI 32 sg.), lat. socru e octo, gali, chwegr e irl. ocht got. suxnhró e ahtau e pure alb. vjehèrrè e tetè (v. più avanti); — anche j aleosl. svckru e arm iith ( v. più avanti); tipo indiano : sscr. gvacrù- e ved. asta, avest. xvasura- e asta, lit. Séhiras e stuonè; — e anche paleosl. osmi, arm. skesur. Si noti che le diue figure non sono identiche (v. l’avvertenza nel § 1, I): la differenza riguarda lo slavo e l’armeno. Più precisamente : nella prima figura, lo slavo ci dà il tipo latino e l’armeno il tipo' indiano; nella seconda avviene l’opposto: lo slavo latineggia e l’armeno indianeggia. Il t dell’alb. nate « notte » viene, in ultima analisi, da kt. Simile è la storia dell’alb. tetè « otto » (42) e anche quella dell’arm. iilh « otto », e infine dell’alb. dhjetè (43). Il rapporto cronologico fra il tipo latino e il tipo indiano ci è indicato — come si vede in quelle figure e si è veduto anche altrove (44) — dalla norma delle aree laterali e anche da quella dell’area maggiore. Le due norme ci dicono che il tipo latino è anteriore all’indiano: v. ancora § 6 e 9.