La lingua albanese 11 * * * 2. L’albanese è una lingua indoeuropea; ciò fu affermato da J. v. Xylander, da A. Schleicher e da G. Stier, ma fu ampiamente provato dal Bopp nel suo lavoro Ueber das Albanesische in seinen verivandscliaftlichen Beziehungen (in Abhandl. d. Preuss. Akad. der Wiss., 1854). Ciononostante qualche linguista non rimane persuaso, p. es. il Pott, il quale anche assai più tardi, quando gli studi albanesi erano molto progrediti, mantenne l’opinione che l’albanese altro non fosse che un resto pre-indoeuropeo illiro-pelasgico, e spiegò i numerali albanesi come prestiti dalle lingue slave. L’indoeuropeità dell’albanese fu riconosciuta pian piano da tutti; ma si trattava di vedere qual posto l’albanese occupasse nella famiglia indoeuropea. Si può dire che dalla metà del sec. XIX fino a oggi il problema sia stato continuamente e vivissimamente dibattuto. Il Bopp, nel sopra citato scritto, aveva molto prudentemente avvertito che l’albanese non è in stretta unione con nessuna delle altre lingue indoeuropee. E aveva ragione. Disgraziatamente lo Schleicher emise la teoria, che poi si dimostrò errata, che l’albanese rientrasse insieme col greco e l’italico in un gruppo di lingue indoeuropee da lui chiamato « pelasgico », e che anzi nel gruppo stesso, fosse assai più vicino al greco. Questa teoria traviò inutilmente alcuni studiosi di valore che, pur conoscendo perfettamente l’albanese e pur avendo pubblicato opere pregevolissime, si dettero in errate comparazioni albano-greche, come p. es. lo Stier (Zeif-schrift /. vergi. Sprachforschutig, XI, p. 253) e il nostro Camarda (Saggio di grammatologia comparata sulla lingua albanese, Livorno 1864). Pur non disconoscendo che esistono alcune concordanze greco-albanesi