24 Carlo Tagliavini Tagliavini, L’Alb. di Dalmazia, 156); il mento è mje-kerr<*smekrà, cfr. lit. smakrà «mento» (Meyer, EW. 282^ ASt. Ili, § 7; Jokl, LKU. 268); la mano è cfor-a<* gh è r a -, cfr. gr. xe^P, arm. jern. v. Meyer, EW. 72; ASt. Ili, 18 Tagliavini, Alb. Dalm. 106): l’unghia è thue, thoni<*k v à m o (o k v è m o -), cfr. Pedersen, KZ. XXXVI, 332, il « petto » (della donna) è gji-ni che appartiene alla stessa famiglia del latino sinus (cfr. Tagliavini, Alb. Dalm. 130); l’osso è asht-i <*osti-, cfr. ant. ind. óshti-, gr. óctt£ov • l’intestino è zorr(è)<*gh o r n à , cfr. lit. zàrna (Meyer, EW. 486; ASt. Ili, § 34; Baric, Albanorum. St. 74); il «sangue» è gjak-u<*s o k o s che appartiene alla stessa famiglia dello si. soku (Meyer, EW. 136; ASt III, § 4; Tagliavini, Alb. Dalm. 128); il ginocchio è giù-ni (to. gju-rì) <*glun- cfr. irl. giuri (Jokl, Symbolae Rozwadow-ski, 237; Tagliavini, Alb. Dalm. 127). E tacerò qui per evidenti ragioni dei termini certamente autoctoni (pith e herdhe e bythè) riferentisi a parti del corpo innominabili. Alcuni nomi poi di parti del corpo che si facevano risalire al latino, sono state dimostrate, in questi ultimi anni, indigene; prima di tutto citerò il caso di krye « capo, testa » che Meyer, EW. 206 faceva derivare dal lat. c(e)rebrum, forse pensando al rumeno crieri, ma che secondo Treimer. MRIW. 360 sarebbe da un *qreunom e secondo Baric, Albanorum. St. 81 da un *k*en(o)n, cfr. ant, irl. cenn « capo » ; poi buzè « labbro» che non può certo derivare da un lat. b a s i a , come pensava il Miklosich, AF. II, 62, nè da un lat. *bucium, come voleva il Meyer, EW. 57 ma sarà o termine onomatopeico come crede il Persson, Beitr. 260 o da un prealb. *brze, come vuole il Jokl, St. 11-12. Il rum. buza deriva dall’albanese.