190 Gennaro M. Monti una serie di ragioni, sia perchè di figlie naturali del terzo Angioino si conosce solo la celebre Fiammetta del Boccaccio (66), sia perchè nessuna traccia di tale esecuzione si ha nelle fonti napoletane, sia perchè ripugna attribuire a quel Re e alla civiltà napoletana in genere, una punizione così orrenda e non giustificata. Un solo indizio potrebbe aversi nella designazione di una lapide trilingue di una chiesa di Elbassan, con cui si dice che essa fu ricostruita nel 1381 « regente in Albania serenissimo principe domino Karilo Thopia primo de domo Fran-ciae » (67), ove volesse vedersi l’origine angioina del figlio di Andrea, Carlo; ma l’affermazione può essere generica della famiglia dei Topia e non specifica di Carlo, perchè si ritiene « la famiglia Topia oriunda francese importata da Carlo d’Angiò, onde avevano il soprannome di Carolichy » (68). Nè varrebbe riferirsi all’altra notizia, arbitraria, di vite cinquecentesche del Boccaccio (69) che danno la Fiammetta decapitata dopo la morte di messer Giovanni, sia perchè Maria d’Aqui-no non potrebbe certo identificarsi con la voluta moglie del Topia, sia perchè essa premorì al Certaldese, sia perchè questi, che pur narra i tormenti dei complici dell’omicidio di Andrea di Ungheria (a cui evidentemente vorrebbero riferirsi quei biografi) non ricorda neanche con una perifrasi tale supplizio della donna amata; sia perchè i documenti e le cronache del tempo nulla asseriscono nè per i tempi di Roberto nè per quelli di Giovanna I (70). Secondo la nostra opinione, quindi, non si può prestar fede alla Cronaca albanese, ma occorre vedere in essa una leggenda contaminata di vari elementi storici spettanti a varie principesse angioine e albanesi. Già l’Hopf accennò al rapimento di Agnese di Courtenay, cioè della sorella di Roberto, Imperatore latino di Co-