La lingua albanese 19 a fadrino che è un catalanismo che ricorre solo in qualche documento della Sardegna (31), o a banda per «rinoceronte » che è una parola creata per l’associazione delle due voci portoghesi di origine orientale bada e ganda dal fiorentino Filippo Sassetti (32) e così via. Dunque procedendo in questo modo noi incorreremmo nello stesso errore di chi avendo un sacco di monete d’oro, d’argento, di nichel e di rame le sommasse insieme contando le unità e dicesse: in questo sacco ci sono 5000 monete; di queste 1500 mi provengono da Tizio; 1000 da Caio ecc. senza tener conto del diverso valore delle singole monete. Si deve poi aggiungere un’altra considerazione; fra le 730 parole che sono sfuggite all’acume etimologico del Meyer, la maggior parte appartiene (o apparterrà per quelle ancora inesplicate) al fondo primitivo indoeuropeo, in quanto gli elementi seriori mutuati alle varie lingue con le quali l’albanese ha avuto contatti si riconoscono in generale molto facilmente perchè sono stati sottoposti a mutamenti relativamente lievi e perchè il tesoro lessicale di queste lingue (slave, neogreco, italiano, turco) è conosciuto benissimo. I casi di errori del Meyer in questa parte sono relativamente pochi e sono generalmente dovuti a informazione difettosa; p. es. il Meyer elenca la voce belbitsè « una specie di pesce d’acqua dolce» (33) e la trae dal lat. barbus col suff. dim. slavo; il Vasmer (34) ha invece dimostrato che si tratta di una derivazione dal bulg. b civica «Forel-le », ma a questo etimo ha portato anche la documentazione dell’ottimo vocabolario della società Bashki-mi (35) che elenca bélbitse come « specie di pesce del lago di Ocrida » (p. 39) portando di per sè stesso, per quella localizzazione, verso una voce slava. Inoltre molti etimi romanzi o slavi del Meyer sono