46 Rudolf Leutelt cui sopra, avente la forma di un taglio alquanto ras-somigliante ad un passo, profondo circa 20 metri lungo il contorno sovrarimanente della conca, rende probabile l’esistenza preglaciale di questo Kar in qualità di bacino di sorgente. Gli ultimi 20 metri verso il fondo del Kar, ove mancano i lisciamenti, furono scavati da una normale formazione di dolina. Immediatamente ad est di questa conca, si raggiunge l’orlo orientale della terrazza e dopo una salita ripida si arriva a Quafa e Pejes. Questo passo congiunge la valle di Jpek che giunge dal nord con quella di « Shala », che prosegue verso il sud. Un antico ma largo fondo di vallata si prolunga qui a 1800 metri di altezza, giungendo dal nord verso il sud per scendere poi a picco fino al fondo della valle di « Shala » situato assai in basso (Tav. VII). Un intero sistema di vasche e bacini aventi dimensioni diverse è scavato nel paesaggio intorno al passo. Fra questi sorprende per la sua vastità il bacino appartenente al lago di « Peja » (Tav. Vili). Il suo orlo superiore è lungo circa 200 metri, largo 100 metri, anche la sua profondità è di 100 metri al-l’incirca. Nella sua concavità non vi sono lisciamenti morene od altri segni dell’attività glaciale. I pendii sono parzialmente ricoperti, mentre il fondo è nascosto completamente dai blocchi di materie precipitati dalla montagna, blocchi che attirano l’attenzione per la loro colorazione cupa. L’altezza della terrazza è costeggiata da uno strato scuro, che si allunga fra le pietre bianche calcaree. E’ la medesima pietra trovata da noi, sotto forma di grossi blocci di sfasciume, in basso nella dolina (Tav. Vili). Per un centinaio di metri la superficie è crollata in basso in conseguenza di una cavità profonda dovuta ad erosione chimica. La completa mancanza di