La lingua albanese 23 la questione dei prestiti dei « Luxuslehnwòrter » e dei « Bediirfnislehnwòrter », come li chiama il Tappolet, dei prestiti di « voci tecniche » e non « tecniche » ; mi basti ricordare che, studiando due anni fa, la penetra zione e l’adattamento delle voci italiane e croate nell’albanese di Borgo Erizzo presso Zara, credo di esser riuscito a dimostrare che gli elementi italiani, quantunque inferiori di numero in quel dialetto, sono, dal punto li vista culturale, più importanti di quelli croati (49). 7. Dunque, tutto sommato, non si può dire che l’elemento autoctono dell’albanese sia inferiore a quello di altre lingue indoeuropee che hanno, nel corso dei secoli, subito forti influssi esterni, come l’armeno o, se vogliamo, anche l’inglese. Per darne la prova sarebbe necessario esaminare alcuni gruppi di concetti e di vedere le voci che li designano. Il tempo stringe, ed io mi limiterò quindi a qualche rapido accenno. Prendiamo p. es. i nomi delle parti del corpo e vedremo che essi continuano fedelmente tipi indoeuropei : l’occhio è sy-ni<*oqw- cfr. lat. oculus, arm. akn, lit. akis (Pe-dersen, KZ. XXXVI, 318-28); l’orecchio è vesh-i <*o (u) si s, cfr. lit. ausis, lat. auris; la fronte è ball-i <*bh a 1 à (Meyer, EW. 24; A. St. Ili, 33, § 60; Persson, Beitr. 569, n.; Jokl, IF. Anz. XXXV, 35; Walde-Pokorny, II, 175) cfr. ant. ind. bhàlam «fronte»; la clavicola è sup-i<*kupos cfr. ant. ind. suptis, pers. mod. suft, got. hups (Meyer, EW. 396; ASt. Ili, § 21; Pedersen, KZ. XXXVI, 337); il «braccio » e anche la « spalla » (e per gli uccelli l’ala) è krah~i che probabilmente deriva da un *krok-skà (Wie-demann, BB. XXVII, 251; Baric, Albanorurn. St. 39 e Arhiv II, 384-85) o *krosk- (Lidén, Studien, 43) cfr. ant. ind. hisku- «avambraccio» (v. per la bibl.