I MONACI BASILIANI D’ITALIA IN ALBANIA 137 non alleviava affatto le dure strettezze in cui versavano quei disgraziati : persistendo a infierire la carestia, « tutti ti della provincia parevano vivi cadaveri » : sotto l’oppressione del terribile flagello il loro ricorso ai Missionari era fiducioso, continuo, di guisa che la missione si avantaggiava di nuove conquiste e tt con molto frutto « apostolico. Vennero al conoscimento della verità varie « principali persone della città : s’impedirono molti grati vissimi mali, che il popolaccio stette per fare varie i. volte, spinto dalla necessità della fame, cioè di due ti vascelli christiani carichi di fromento, et altri legni « forastieri, li quali per avverso tempo approdando in « quei lidi, altro non mancò che fussero saccheggiati tt da quell’affamato popolo, se non il rimedio che opporti tunamente vi pose l’Ill.mo Mons. Arcamo. et Si rimediò a molti altri mali che commisero, fra « i quali non fu degli ultimi questo, che correndo, come « si è detto, sì gran fame, quest’anno, unendosi insie-e me molti di quei giovani andavano curseggiando di tt qua e di là senza perdonare nè a paesani, nè a strati nieri et arrivarono fino all’isola di Corfù, dove tro-« vando le greggi d’un Monastero (36) che stavano pati scolando se le pigliarono e le portarono a Cimarra. Ma if ivi tanto seppe dir loro il Monsignore che fu vera-tt mente attione la quale, considerate le circostanze che « allora correvano, si potrebbe in un certo modo chia-« mare eroica e da tenersi per un potente argomento ti del rispetto e divotione che ci portavano. « Fino l’istesso Vescovo del luogo Serafino, il quale tt come di sopra s’è visto fu sempre un fiero leone conti tro di noi, in questo tempo che feci la missione in Ci- (36) Una specie di Grancia alle dipendenze del Monte Sinai; era infatti intitolato a S. Caterina.