I MONACI BASILIANI D’ITALIA IN ALBANIA
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a to varie scomuniche contro di lui e levatagli tutta l’autorità; anzi per havere il popolo aderente, minaccia anche di torgli la vita.
    Che se tale minaccia potrà sembrare esagerata, fatta forse per spaventarlo, non così ci è lecito giudicare di ciò che lo stesso Stanila espone nella sua Relazione dei casi occorsigli dopo la partenza del De Camillis.
    « Restai solo in Cimarra — vi leggiamo — nella « casa di Papà Alessio, continuando la missione; ma per « invidia che concorreva molta gente a sentirmi alla « predica li venerdì di Marzo, vedendo il sinistro carnei biamento del papàs, sono partito da casa sua : doppo <f infelonitosi mi rattenne in casa di suo fratello Spiro. « Col fine di riaverne la robba mia mi diffese la città e « così fui libero, volendo però li capi che gli dassi certa « somma di danaro per la sua servitù.
    « Intan(d)to rimanendo solo senza difesa alcuna, « venne la peste a Corfù, e si tagliò il commercio; nè « da Otranto (venne) cosa per due anni intieri; m’im-cr prestorono alcuna somma di denaro quelli di Cimar-« ra e la passai poveramente.
     « Morì il vescovo Serafino, si creò il novello chia-« mato Collinico quale, posto su dal furore di papà « Alexi, procurò di levarmi gli habiti sacri: accorsero « li Cimarrioti liberando gli apparati con gran bisbiglio « della città tutta. Fulminò scommuniche contro di me dalla parte del metropolita, ma niente prevalsero perei chè quasi tutti mi faurivano, non cessando però le ee persecutioni del Papà Alexi, il quale andando a Santi « Quaranta, finze una lettera come mandata dal metro-ee polita, che il Turco tra poco sarà per venire contro « Cimarra, nè altro scampo havevamo, se non con darti mi in sua mano senz’altro tributo, e tutto ciò perchè « io spaventato dalla cattività, partissi da Cimarra : si